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Neonato resta disabile a causa di un errore medico: risarcimento da 2 milioni alla famiglia

Il fatto risale al 2011: l’invalidità del bambino, oggi tetraplegico e alimentato artificialmente, sarebbe stata determinata dalla mancanza di ossigeno durante il parto. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale di Ancona.
A cura di Susanna Picone
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Il figlio resta disabile a causa di un errore medico, la sua famiglia chiede giustizia intentando una causa contro l’Azienda Sanitaria e ottiene un risarcimento da due milioni di euro.

La storia arriva dalle Marche, dove il Tribunale di Ancona ha dato ragione a una coppia di genitori – originari dell’Umbria ma trasferitisi nelle Marche per lavoro – che hanno denunciato l'ospedale di San Severino Marche. Lì il figlio è nato 11 anni fa rimanendo disabile al 100% subito dopo essere venuto al mondo. Secondo i giudici tale disabilità del neonato sarebbe stata causata da un errore medico per cui ora la famiglia dovrà essere risarcita dall'azienda sanitaria.

I medici, secondo la versione della famiglia, nonostante la situazione di sofferenza fetale, avevano deciso di scartare il parto cesareo. La scelta di un parto naturale con l'uso della ventosa avrebbe avuto però conseguenze. Alla fine il piccolo è venuto alla luce con il cordone ombelicale intorno al collo che gli impediva di respirare.

Il neonato "presentava al primo minuto ipotonia e assenza di attività respiratoria e cardiaca, tanto che venne intubato e sottoposto a massaggio cardiaco a seguito del quale, al secondo minuto, la frequenza cardiaca riprendeva", è quanto hanno dichiarato i periti. A riportare la notizi a è Il Messaggero.

All’esito della consulenza tecnica d’ufficio il giudice Patrizia Pietracci, della II sezione civile, ha accolto la domanda dei genitori del piccolo disponendo un risarcimento di 2 milioni e 276mila euro. Oggi il bambino ha 11 anni e necessita di un’assistenza continua, è tetraplegico e alimentato artificialmente.

Secondo la ricostruzione emersa in giudizio, a ridurlo in questo stato sarebbe stata appunto la mancanza di ossigeno prolungata mentre avveniva il parto con ventosa e con il cordone ombelicale stretto intorno al collo. L’Asur, dal canto suo, ha parlato di tragica fatalità, negando il nesso causale tra la condotta dei medici e il danno patito dal bambino.

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