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Multato perché non in grado di guidare: “Stavo tornando a casa dopo 11 ore tra pazienti Covid”

La stanchezza si è rivelata maggiore di quella che credeva e l’infermiere è stato vittima di un colpo di sonno improvviso che lo ha fatto sbandare e finire fuori strada al volante della sua auto mentre tornava a casa. Per questo è stato multato perché “non in grado di conservare il controllo del mezzo”.
A cura di Antonio Palma
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Multato perché secondo gli agenti non era perfettamente lucido e quindi non in grado di guidare ma stava tornando a casa al volante della sua vettura dopo oltre undici ora in corsia tra i pazienti Covid. E la storia di un infermiere emiliano di 31 anni che, dopo una massacrante giornata di lavoro e un incidente in auto, si è ritrovato davanti alla beffa di un verbale delle forze dell’ordine perché "il conducente del veicolo non era in grado di conservarne il controllo". Come racconta Il Resto del Carlino, l’incidente lunedì mattina mentre il trentunenne percorreva la tangenziale a Bologna dopo aver concluso il suo lungo turno di lavoro in un reparto covid.

La stanchezza si è rivelata maggiore di quella che credeva e l’uomo è stato vittima di un colpo di sonno improvviso che lo ha fatto sbandare e finire fuori strada al volante della sua auto mentre tornava a casa. Nell’impatto ha urtato anche un atro veicolo ma fortunatamente nessuno è rimasto ferito gravemente. Sul posto è accorsa una volante che dopo aver udito la sua confessione lo ha multato con una sanzione di 84 euro.

“Mortificato ha dichiarato subito di essersi addormentato al volante e quindi sanzionato perché troppo stanco. Eppure non sono intervenuti i sanitari che accertassero le sue condizioni psicofisiche" ha raccontato il compagno dell’infermiere al quotidiano rivelando che il 31enne ha deciso comunque di continuare a lavorare fin dal giorno dopo anche senza vettura. “La politica preoccupata del numero di nuovi contagi, del numero dei posti letto, del numero delle vittime", quando si occuperà "in concreto dei professionisti e delle professioniste ridotti a numeri che operano in condizioni disumane?". Com’è possibile "tollerare turni di 11 ore chiusi a soffocare di sudore in uno scafandro?" ha denunciato il compagno.

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