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Morto a 15 anni a una festa in casa con amici, il padre: “Non è colpa di nessuno, tragica fatalità”

Secondo Enrico Addezio, padre del 15enne Edoardo morto durante una festa a casa di amici, non crede che possa essere deceduto a causa di un malore. “Non so cosa sia successo, ma penso che tutto sia dovuto a un tragico incidente”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Leggere dei problemi cardiaci di Edoardo è stato doloroso, quasi come se fosse stata in qualche modo colpa sua o se la fosse cercata. Le parole sono macigni per chi le subisce". A parlare Enrico Addezio, padre di Edoardo, morto a 15 anni dopo un incontro di boxe improvvisato con alcuni amici durante una festa. L'uomo ha accettato di parlare di quanto avvenuto ai microfoni della testata Il Secolo XIX.

"Non credo che il mio Edoardo sia morto per un malore – spiega -. Era stato operato per una malformazione da piccolo, al Gaslini, ma poi ha sempre fatto tutto quello che voleva. Giocava a tennis e calcetto, nuotava e andava a sciare. Faceva controlli medici periodici e puntuali. Non poteva praticare sport a livello agonistico, ma solo per questioni prettamente burocratiche. Credo che con gli amici possa aver fatto un po' di casino e, giocando in maniera assolutamente non violenta, è caduto e ha battuto la testa. Non lo sappiamo, ma questo è quello che mi hanno detto i soccorritori quando sono arrivato e stavano cercando di rianimarlo".

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Secondo il genitore, quindi, i problemi cardiaci avuti da Edoardo da bambino non avrebbero influito su quanto successo il 26 marzo scorso a Genova. Sarà però l'autopsia, disposta dalla Procura per le prossime ore, a chiarire quanto effettivamente accaduto al 15enne.

"Non so come sia possibile – ha ribadito Enrico Addezio -.Mi hanno detto che sono stati trovati i guantoni che i ragazzi hanno usato per giocare. Io ripeto, penso sia capitato un incidente del quale nessuno ha colpa, Non credo proprio che qualcuno avesse bevuto, tutt'al più una birra. Era un gruppo di ragazzini che si conoscono da una vita, non un raduno di 20enni che si scontrano in strada a Milano".

L'uomo ha raccontato di non essersi subito confrontato con gli amici del figlio. "Provo una grande compassione per loro, ma non è stata la mia prima preoccupazione parlare con loro. Sto cercando di gestire il dolore insieme alla sorella. In qualche modo ce la faremo insieme, io devo stare sul pezzo per lei. So che questi ragazzi sono sconvolti e che questo è un dramma, non hanno colpa".

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