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Morte Alessandro Gozzoli: oggi l’autopsia. L’amico: “Si fidava troppo degli sconosciuti”

Continuano le indagini sulla morte di Alessandro Gozzoli, il 41enne trovato morto con mani e piedi legati nella sua casa a Casinalbo di Formigine (Modena): sarà conferito oggi l’incarico per l’autopsia. Si cerca chi ha trascorso con lui la notte del delitto. Un amico: “Gli dicevo sempre di non fidarsi delle persone appena incontrate”.
A cura di Ida Artiaco
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Resta avvolta dal mistero la morte di Alessandro Gozzoli, il 41enne di Bologna trovato con le mani e i piedi legati nel suo appartamento in via Bassa Paolucci, a Casinalbo di Formigine (Modena), nei giorni scorsi. Ancora ignota è la causa del decesso, per la quale si attendono i risultati dell'autopsia.

Proprio oggi, lunedì 13 marzo, si terrà in Procura a Modena il conferimento dell’incarico per l'esame autoptico, che potrebbe già cominciare nelle prossime ore. Da una prima analisi esterna del corpo non risulterebbero segni di violenza apparenti e una delle ipotesi potrebbe essere che il giovane sia morto per asfissia. Ma come?

Gli inquirenti sono al lavoro per cercare di ricostruire esattamente cosa sia successo la sera del 9 marzo scorso, dopodiché l'uomo è stato trovato dalla sorella, preoccupata perché non si era presentato al lavoro, sul letto, con mani e piedi legati, la casa a soqquadro. Sparita dal garage anche la sua automobile.

Per questo si è subito pensato che potesse essere stato vittima di una rapina. Ma gli investigatori non escludono nulla, neppure l'ipotesi di un gioco erotico finito male, che prefigurerebbe dunque il reato di omicidio preterintenzionale.

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Un amico della vittima, un giovane dj intervistato da Repubblica, ha dichiarato: "Gli dicevo sempre di non fidarsi delle persone appena incontrate, ma era troppo buono, tanto da far entrare in casa il primo sconosciuto". E ora si cerca chi ha trascorso con lui quella notte, che Alessandro avrebbe fatto entrare tranquillamente in casa sua, dal momento che non sono stati ritrovati segni di effrazione.

Fondamentale per ricostruire quanto accaduto anche l'analisi delle immagini delle telecamere pubbliche della zona ma soprattutto il telefono della vittima, sequestrato dagli inquirenti, che potrebbe dare risposte sui suoi ultimi contatti e sul presunto appuntamento di venerdì mattina. Il 41enne aveva infatti detto alla titolare della società di consulenza per cui lavorava che avrebbe tardato quel giorno perché aveva un impegno, ma non si è mai presentato.

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