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Cambiamenti climatici

L’attivista di Greenpeace Noa: “Dalla Sicilia al Mare del Nord per fermare le trivelle di Shell”

Dal 31 gennaio attivisti e attiviste di Greenpeace occupano la piattaforma di trivellazione di Shell in viaggio verso il Mare del Nord. Arrivata per prendere parte alle proteste anche l’italiana Noa Hellfer, che Fanpage.it ha raggiunto al telefono: “Bisogna fermare le nuove estrazioni di gas e petrolio se vogliamo fermare i cambiamenti climatici”.
A cura di Valerio Renzi
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Sono sei le attiviste e gli attivisti di Greenpeace che si trovano in questo momento a bordo della piattaforma di Shell che è in viaggio verso le acque del Mare del Nord per nuovi pozzi d'estrazione di gas e petrolio. Abbiamo raggiunto al telefono Noa Helffer, attivista italiana che ha preso parte alle proteste in mare e che ha partecipato all'azione che lunedì mattina ha consentito ad altri due "climber" del movimento ecologista di salire a bordo aggiungendosi ai loro "colleghi".

"Siamo salpati nel cuore della notte e ci siamo diretti nel canale d'Inghilterra. Qui con l'appoggio della nave Meridian e l'ausilio di due gommoni abbiamo nuovamente affiancato la piattaforma, monitorando la situazione e consentendo ai nostri attivisti di salire bordo", spiega Noa. Un'azione che è andata a buon fine nonostante la presenza di "una nave di ‘sicurezza' che ora accompagna la nave rimorchio".

Mentre i gommoni affiancavano l'enorme White Marlin che trasporta la piattaforma di trivellazione, veniva esposto lo striscione “Basta Trivellare. Iniziate a pagare", con riferimento agli extra profitti delle aziende del fossile realizzati grazie alla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. Proprio Shell ha fatto registrare nel 2022 profitti da record: "Le bollette pesano sempre di più sui cittadini, ma le aziende fossili intascano extra profitti da capogiro. È il caso proprio di Shell o di BP che nel 2022 hanno stabilito il loro record di profitti. Anche per questo hanno partecipato attivisti provenienti dalle comunità dove più si sentono i cambiamenti climatici e che subiscono direttamente gli effetti delle attività estrattive".

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Sì perché una delle caratteristiche della mobilitazione non violenta in corso è la sua dimensione internazionale, con il coinvolgimento di attivisti dai cinque continenti. "Gli attivisti a bordo della piattaforma sono in sei e vengono da Filippine, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Francia e Argentina. Questo è molto importante per noi, perché è un problema globale: le azioni di aziende come Shell o anche la nostra Eni hanno conseguenze sui cittadini di ogni paese del mondo, oltre a interessare direttamente paesi diversi. Erano infatti presenti attivisti provenienti dalle comunità dove più si sentono i cambiamenti climatici e che subiscono direttamente gli effetti delle attività estrattive".

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La stessa attivista italiana ci tiene a sottolineare come anche lei partecipa anche in quanto cittadina proveniente da un territorio già investito dai cambiamenti climatici: "Non dobbiamo pensare a luoghi lontani o esotici. Io vengo da Acireale in Sicilia, dove abbiamo sperimentato alluvioni e una drammatica siccità nelle ultime due settimane". 

Per movimenti e associazioni che si battono per la giustizia climatica, è essenziale fermare le nuove infrastrutture di estrazione di combustili fossili affinché vengano davvero rispettati gli obiettivi dell'Accordo di Parigi del 2030, nel tentativo di contenere l'aumento della temperatura entro 1.5°. La White Merlin è diretta al giacimento petrolifero Penguins, con l'obiettivo di aprire otto nuovi pozzi nel Mare del Nord. Bruciare tutto quel petrolio e gas produrrebbe 45 milioni di tonnellate di CO2, secondo le stime di Greenpeace, ben di più delle emissioni annuali della Norvegia.

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