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La storia di Tania e l’ultimo desiderio del papà: “Voleva essere un diamante, ora è sempre con me”

In Svizzera c’è una delle poche società al mondo specializzate in questo settore e Tania, che vive vicino Forlì, si è rivolta proprio a loro per esaudire l’ultimo desiderio di suo padre.
A cura di Beppe Facchini
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Diamanti dalla ceneri di cremazione: è questa una delle nuove tendenze che si stanno diffondendo da qualche anno in giro per il mondo, per conservare la memoria di una persona cara, senza ricorrere alla tradizionale sepoltura. Ne sa qualcosa Tania Piraccini, che vive a Forlimpopoli, in provincia di Forlì-Cesena. Suo padre Widmer è scomparso nel 2019 a causa di un tumore, ma prima dell'addio le ha confessato un ultimo desiderio che a distanza di qualche mese è stato esaudito dall'amata figlia: diventare, appunto, un diamante una volta cremato. “Come da sue volontà, adesso è sempre con noi -racconta Tania a Fanpage.it-. Lui amava stare sempre in giro e non voleva mai fermarsi, neanche in un cimitero dopo la morte. L'anno prima è venuta a mancare mia nonna e in quell'occasione, tramite l'agenzia funebre alla quale ci eravamo rivolti, ha scoperto di questa opportunità. Una cosa già diffusa in altri Paesi e di cui, con me, ha poi parlato più volte, dicendomi in maniera chiara di voler diventare un diamante”.

In Svizzera, immersa nel verde del Canton Grigioni, è presente una delle pochissime aziende in grado di esaudire questo desiderio. Si chiama Algordanza (dal romancio “ricordo”) e dal 2004 ha messo a punto una procedura che consente di estrarre il carbonio dalle ceneri di cremazione e di trasformarlo in diamante (denominato proprio il Diamante della Memoria) senza aggiunta di sostanze estranee, replicando quindi in laboratorio le stesse condizioni di temperatura e di pressione altamente elevate, che portano alla formazione di queste preziose gemme in natura. “Può sembrare una cosa bizzarra, ma in realtà, se pensiamo, i diamanti in natura sono fatti di carbonio, che è l'elemento chimico della vita, caratterizza le cellule di tutti gli esseri viventi” ricorda Christina Sponza, responsabile marketing per l'Italia di Algordanza. “Noi non facciamo altro che estrarre dalle ceneri di cremazione il carbonio (si può fare anche dai capelli, ndr) e poi replichiamo quello che la natura fa in milioni di anni -continua-: alta pressione e alta temperatura. Pian piano gli atomi di carbonio si legano fra di loro e formano i diamanti. Non è un caso che in natura si trovino di solito a ex camini vulcanici, dove anticamente c'erano queste condizioni estreme”.

Le macchine nei laboratori svizzeri di Algordanza, dunque, lavorano a temperature fino a 1.400 gradi e pressione da circa 600 bar, con l'intero processo (che dura almeno sei mesi) diviso quindi in una “fase chimica, una fisico-chimica, di trasformazione del carbonio dapprima in grafite e poi la grafite viene trasformata in diamante” e di un'ultima fase di taglio e lavorazione. Il diamante realizzato al termine del procedimento, infatti, risulta grezzo “come quello che si trova in miniera”, pur essendo un risultato di laboratorio. “Tecnicamente si tratta di un diamante sintetico” precisa Sponza, ma senza l'aggiunta di additivi. Neanche per il colore finale, che va dal bianco al blu intenso e che piuttosto dipende, molto spesso, dalla percentuale di boro presente nelle ceneri. Per ogni diamante, inoltre, bastano circa cinquecento grammi di ceneri, “che sono più o meno un quarto dell'urna. Noi però possiamo consumarla tutta -spiega ancora la responsabile marketing della società elvetica- e questo ad esempio per rispettare la normativa di quei Paesi, come l'Italia, che considerano l'urna come un tutt'uno indivisibile”. In questo modo, si possono realizzare più diamanti, proprio come ha deciso di fare Tania, che dal suo viaggio oltre confine, effettuato con regolare (e necessario) passaporto mortuario è tornata con quattro pezzi. “In tutto abbiamo speso circa ventimila euro” ricorda.

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Il costo per ogni esemplare, infatti, è di quattromila euro in su. Considerando che mediamente le richieste annuali che arrivano in Svizzera sono più o meno un migliaio e che in tutto il mondo ce ne sono solo altre tre o quattro di realtà simili (ma che a differenza di Algordanza aggiungono anche altre sostanze alle ceneri) il calcolo sul giro d'affari di questo settore è presto fatto. E difficilmente si può immaginare stia al di sotto di qualche decina di milione di euro. “Il costo dipende anche dai carati” aggiunge Tania, mentre Christina Sponza ricorda che a incidere nel prezzo è soprattutto il tempo di crescita del diamante: più si allunga, più aumentano i costi. Al termine del processo, inoltre, viene consegnato per ogni pezzo un certificato di autenticità e di legame con l'urna consegnata, con le ceneri che arrivano da ogni parte del mondo, in particolare dal Giappone. Una delle ragioni, è la mancanza di spazio per le sepolture: una questione aperta in realtà un po' dappertutto e che in questa tecnologia potrebbe trovare un ulteriore alleato. Presente attualmente in almeno 35 Paesi al mondo, Algordanza ha recentemente superato la quota di 12mila ordini dal 2004, anche da clienti italiani, prevalentemente del centro-nord della penisola. “La diamantificazione delle ceneri, seppur innovativa come pratica – dice infine Sponza-, risponde in maniera moderna a un bisogno umano molto antico, quello di commemorare i propri cari e condividere il lutto, tramandando di generazione in generazione il ricordo di chi non c’è più”. “A me è sembrata una cosa bellissima perché così il babbo è sempre con noi -conclude invece Tania-. È una cosa che anche a livello psicologico mi è servita tanto”.

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