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La storia di Mario Gon, deportato per 702 giorni in un lager: “Internati per aver detto no a fascismo e nazismo”

Maurizio Gon e la sorella Patrizia Gon fanno causa alla Germania nazista per i 702 giorni di deportazione del padre Mario: “Internati e dimenticati per aver detto di no al nazismo e al fascismo”
A cura di Elia Cavarzan
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Mario Gon, il padre di Maurizio e Patrizia, fu catturato dopo l'otto settembre del 1943 durante i rastrellamenti che l'esercito tedesco attuava per neutralizzare il Regio Esercito italiano. "Fu caricato in treno a Firenze e trattato come una bestia in un viaggio eterno verso la Germania", racconta la figlia Patrizia Gon mentre cerca di fare luce tra i racconti del padre quando riuscì a tornare a casa dopo 702 giorni di campo nazista. "Lavorava in una polverier ad Altengrabow. Facevano missili V1 e V2 per l'esercito tedesco. I turni di lavoro erano massacranti, fino a 16 ore al giorno ed il cibo era quasi inesistente".

Assieme al Fratello Maurizio, assistiti dallo studio Legale degli avvocati Marco Seppi e Matteo Miatto, hanno deciso di fare causa alla Germania chiedendo i datti patrimoniali e non, subiti dal padre durante il periodo di prigionia. Il Terzo Reich a giudizio per "ricordare e riabilitare questi 800 mila soldati e civili italiani che furono internati soltanto per aver detto no al fascismo e al nazismo", spiega Maurizio.

La piastrina di Mario Gon
La piastrina di Mario Gon

"Abbiamo deciso di fare causa puntando proprio sul ricordo di queste persone. La memoria di questi disgraziati e dimenticati dalla storia che hanno subito le peggiori angherie da parte dei loro aguzzini deve essere riabilitata in qualche modo", incalza Maurizio, "quando tornarono in Italia, molto spesso trovavano molta diffidenza perché le persone chiedevano loro ma dove eravate durante la guerra? Qui in Italia c'era la guerra, voi dove eravate? Erano disperati, stremati, perduti in Germania"

"Io credo che nostro padre ci raccontò soltanto un terzo di tutto quello che fu costretto a subire", racconta la figlia Patrizia, "il dolore che recano le guerra non si può comprendere e ancora oggi non ci rendiamo conto di quanto dolore portano nelle famiglie". Una causa legale che vuole essere un inno alla pace e alla memoria. "Le guerre sono fame e dolore. Questa denuncia vuole dire basta a tutto questo e ricordare quegli 800 mila soldati lasciati a morire nei campi di lavoro, e chi tornò, dovette fare i conti con la solitudine".

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Nasce così la causa contro il Terzo Reich. Commenta l'avvocato Marco Seppi: "L'azione legale risarcitoria chiama in causa anche il Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano dopo che, con un emendamento all'ultimo Milleproroghe, sono stati procrastinati i termini di attuazione del Decreto Legge 46/2022 art. 43, in cui veniva istituito un fondo per il ristoro delle vittime di crimini di guerra e violazioni dei diritti inviolabili della persone compiuti dalle forze militari della Germania Nazista a danni di cittadini italiani".

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