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La storia di Greta, 15enne transgender: “Io sono nel corpo giusto”

Greta vive a Ravenna e all’età di dodici anni ha fatto coming out, iniziando il suo percorso di transizione prima dicendolo apertamente, poi iniziando la cura con dei bloccanti “reversibili”, assicura la quindicenne. Per anni si è sentita una bambina, facendo fatica coi suoi coetanei e vivendo momenti molto difficili, che non sono mancati anche al resto della famiglia e in particolare alla mamma Cinzia. Poi le cose sono cambiate e oggi Greta è felice.
A cura di Beppe Facchini
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Nessuna persona è in un corpo sbagliato: io sono in un corpo giusto, che adatto a ciò che sono. E sono Greta lo stesso, anche non intraprendo nessun percorso”. Parola, appunto, di Greta, 15enne transgender di Ravenna, iscritta al liceo artistico e con diversi sogni nel cassetto: diventare una make up artist oppure una stilista, o ancora un'attrice. Quel che è certo, è che a 12 anni, quando era ancora in seconda media, Greta ha già deciso una cosa, la più importante: essere finalmente sé stessa. Il suo coming out, infatti, è arrivato molto presto, considerando che “c'è chi indossa altri vestiti per cinquant'anni prima di riuscirci”, ricorda la madre, Cinzia Messina. Ed è stato un momento davvero importante per tutti, genitori compresi. Perché prima di arrivarci non sono mancate le sofferenze e le difficoltà.

Fin da piccola, racconta la mamma della quindicenne, si è sempre sentita una ragazza. E per anni, non è stato facile né per lei accettare il fatto di non sentirsi riconosciuta come tale, né per i genitori, che non riuscivano a comprendere bene cosa stesse accadendo. Per dodici anni non ha fatto altro che ripetere a tutti di sentirsi una bambina. “Era abbastanza stressante -ammette Cinzia-, perchè non capivo. All'inizio pensavo fosse un gioco, ma poi è durato nel tempo, fino al suo coming out. Questo ha cambiato totalmente la mia vita e mi ha reso una persona felice”. Intanto perché tutti i dubbi di mamma e papà su qualche possibile malattia erano stati scongiurati. Poi perché, una volta capito davvero cosa stava accadendo dentro uno dei due gemellini nati dalla coppia, non restava altro che stare accanto a Greta per sostenerle nel percorso di transizione e nel resto della vita. “È stata una rinascita un po' per tutti” assicura ancora Cinzia, mentre Greta, pur riconoscendo il ruolo fondamentale dei genitori, precisa: “Non è stata una famiglia speciale, perché secondo me i genitori che non accolgono per quello che sono, non si devono neanche chiamare genitori”.

Dopo la “transizione sociale”, e cioè dopo aver spiegato a tutti “che da quel momento ero Greta, punto”, è iniziata anche la cura con dei bloccanti dello sviluppo, “reversibili”, assicura ancora Greta. “Se non si prendono per un tot di tempo, ricominci a svilupparti” spiega la giovane, che per anni ha fatto fatica a stringere amicizie a scuola proprio per il suo desiderio di non interpretare il ruolo del maschio, ma di vivere appieno la sua vera identità. “Se facevano l'appello non rispondevo o dicevo che ero assente” racconta ancora Greta, che garantisce di non aver mai subito atti di violenza da parte di nessuno, pur sentendosi di fatto emarginata dal resto dei coetanei. Col passaggio al liceo artistico, scelto non soltanto per passione ma anche per la convinzione di poter respirare tutta un'altra aria, le cose sono però cambiate. E adesso Greta si dice serena.

Quando Cinzia aveva capito che il coming out vero fosse nell'aria, ha chiesto alcuni consigli ad un'altra donna che ha vissuto la stessa esperienza in famiglia, raccontandola poi in un libro. È quello che un anno fa ha fatto anche la stessa mamma ravennate, pubblicando “Io sono io”, edito da Il Ponte Vecchio. Si tratta di uno dei tanti sforzi che Cinzia in persona sta facendo per informare il grande pubblico, nel modo possibilmente più corretto che c'è, sui temi che riguardano le vere esperienze di vita come quella di sua figlia e della sua famiglia. “Perchè raccontare la mia storia? Per far capire che non è un problema -conclude Greta- e che siamo persone come le altre, che siamo tutti uguali”.

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