212 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Trento, insulti e punizioni per intimorire le operaie: “Non valete niente, peggio delle handic***ate”

Maltrattamenti, insulti, minacce e abusi per intimorire le operaie della Società Frutticoltori di Trento. A Fanpage.it una delle lavoratrici ha raccontato la situazione di profonda ansia che le dipendenti sono costrette a vivere ogni giorno. “Situazione precaria che dura da anni, ma con la nuova gestione tutto sembra essere peggiorato”
A cura di Gabriella Mazzeo
212 CONDIVISIONI
Immagine

La storia di vessazioni nei confronti delle lavoratrici della Società Frutticoltori Trento parte da molto lontano. "Ci sono sempre stati i problemi. Non è solo l'ultimo direttore arrivato. C'è un ambiente tossico da sempre che parte dalla direzione fino ad arrivare ai responsabili di reparto" spiega a Fanpage.it una delle operaie dello stabilimento di Trento. "Questa gestione però ci sta mettendo davvero in difficoltà perché non possiamo neppure fare reclami. Viviamo nel terrore di sbagliare". Nella giornata di giovedì un gruppo di 8 lavoratrici è stato costretto a rientrare dopo aver timbrato il cartellino in uscita alle 15.30 per "rimediare" a un errore fatto durante la cernita delle mele. "Nel caso di giovedì – racconta ancora l'operaia – l'errore si è verificato a causa della velocità. Ci chiedono di occuparci di carichi di mele a velocità incredibili. Non abbiamo il tempo di visionare il prodotto. Neanche la nostra responsabile del momento riusciva a star dietro al lavoro da fare".

Non solo ritmi impossibili spesso e volentieri proposti al personale, ma anche un ambiente lavorativo in cui i dipendenti sono costantemente controllati da supervisori e sbeffeggiati dalla direzione. "Nella giornata di giovedì è stato detto alle lavoratrici: "Il carico è sbagliato, se non rientrate da domani potete restare a casa". Intimidazioni che le donne ricevono ormai spesso, ma alle quali in quel momento non si può opporre nessuno. Tutte sono tornate anche se non pagate per non avere problemi. Noi veniamo qui per portare il pane a casa e se vogliamo lavorare, dobbiamo eseguire anche sotto minaccia". Non è la prima volta che le lavoratrici sono costrette a reagire davanti alla forza. "Nel mese di aprile 40 dipendenti hanno scioperato perché, sempre per un errore nella cernita, è stata sospesa una responsabile. Altre 5 lavoratrici hanno ricevuto una lettera formale di rimprovero. La nostra collega è stata sospesa per punizione".

Metodi che, da quanto raccontano, sono adottati molto spesso. "Siamo tornati indietro: nel 2021 ci sono le punizioni nei confronti degli operai ed è agghiacciante. Noi donne siamo tutti i giorni umiliate e maltrattate: durante le assemblee ci sentiamo dire che non valiamo niente e che non siamo adatte. Ci sono persone che sono assunte qui da 20 anni almeno, lavoratori che hanno visto passare diverse direzioni e che questa primavera si sono sentiti dire da elementi arrivati da pochi mesi che non sono in grado di lavorare. Durante le stesse riunioni il direttore fa la conta delle linee che secondo lui non operano come dovrebbe e dice davanti a tutti che le signore in questione "non sanno fare nulla". Non accetta il confronto e non sopporta di avere torto. Una volta, proprio davanti ai sindacati, ha detto che avremmo potuto anche denunciarlo ma che avrebbe vinto sempre lui. Ha detto: "Se il processo dovesse durare cinque anni io ho tutto il tempo"."

L'errore nella cernita e l'ora di straordinari non pagata

Dopo aver ricevuto le lamentele di un cliente che aveva definito il prodotto "non conforme a quanto richiesto", il direttore Massimiliano Govoni ha chiesto ad alcune delle sue dipendenti di tornare a lavoro per effettuare nuovamente la selezione. "Se non rientrate – avrebbe detto – domani potete anche restare a casa". Le lavoratrici hanno quindi eseguito e, con l'aiuto di altro personale, hanno nuovamente selezionato le mele. "Dopo i titoli di giornale so che il direttore ha chiesto scusa – spiega ancora l'operaia -. Non a tutte, solo ad alcune. Probabilmente quelle scuse gli sono state imposte dall'alto perché ha agito in maniera evidentemente illegale. Forse voleva evitare che si sollevasse un ulteriore polverone. Quell'ora e mezza di lavoro per rifare il carico richiesto è stata infernale, un vero e proprio incubo".

Gli insulti nei confronti dell'operaia: "Sei peggio una handica***ta"

A proposito di abusi anche da parte dei capoarea, è agghiacciante l'episodio avvenuto circa due anni fa ai danni di una dipendente. "So che una responsabile ha detto a una delle operaie: "Sei peggio di una handicappata". Ovviamente parliamo di un periodo precedente alla nuova direzione, questo a dimostrazione che tanti comportamenti ai limiti della legalità arrivano anche da responsabili di settore – spiega ancora la lavoratrice intervistata -. Un'offesa, quella, che si basava sul nulla perché avere una disabilità non significa essere meno di chiunque altro. Chi riceve questi insulti giustamente si lamenta e quando succede poi vieni messo nelle condizioni di lavorare con l'ansia. Non puoi più fare il tuo dovere serenamente, sei lì che ti chiedi cosa succederà se provi ad anche solo ad alzare la testa. Adesso sembra di essere in un lager. Prima c'era la possibilità di fare dei reclami quando la situazione diventava troppo pesante da gestire, ma ora semplicemente sai che nessuno ti ascolterà o ti crederà. Siamo qui solo per lavorare con gli occhi bassi".

Le parole del direttore: "Voglio un lavoro di tipo militare"

Secondo quanto raccontato, il direttore della struttura avrebbe personalmente detto alle dipendenti di volere "un lavoro di tipo militare". "Lui ci vuole lì, zitte e obbedienti. Ci ha detto chiaramente che lui vuole un lavoro di tipo militare: dobbiamo tacere ed eseguire. Le nostre responsabili si comportano di conseguenza: ci hanno detto che non ci è permesso muoverci dalle postazioni. Nei mesi scorsi è capitato che sul nastro non vi fossero mele da controllare e noi, sapendo di non poter lasciare la postazione, semplicemente stavamo aspettando. Dalla direzione hanno chiesto perché non facessimo niente. A quel punto abbiamo chiarito che non c'era nulla da fare e ci è stato detto "beh, iniziate a fare qualunque cosa". Purtroppo qualsiasi cosa tu opponga è quella sbagliata. Abbiamo paura di fare qualunque mossa".

212 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views