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I No Tav fra corteo e occupazione: le voci dalla piazza (REPORTAGE)

Manifestazione sostanzialmente pacifica, eccetto le proteste contro i giornalisti e il blocco della tangenziale. In strada anche alcune sigle sindacali, le associazioni romane per il diritto alla casa e i movimenti contro le discariche. Il segretario del Prc, Paolo Ferrero: “La Tav è solo una questione di appalti. Il governo pensi a recuperare le ferrovie già presenti che sono sottoutilizzate”
A cura di Enrico Nocera
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Alla fine nessuno scontro. Quello che era il più temuto dei cortei che, nella giornata di sabato, ha sfilato lungo le strade di Roma si è svolto in maniera sostanzialmente pacifica, eccetto qualche bomba carta lanciata contro la sede dell’Atac, in via Prenestina, e le minacce rivolte ai giornalisti presenti. La manifestazione si è infatti aperta con un eloquente “giornalisti sciacalli, via di qui”, gridato più volte dal camioncino posto in cima al corteo.

Niente partiti – Migliaia i No Tav che hanno sfilato lungo le strade della Capitale, da Piazzale Tiburtino a Largo Preneste, passando per i popolari quartieri di San Lorenzo e del Pigneto. I pochi manifestanti a brandire vessilli politici, da Rifondazione Comunista ai Verdi, sono stati invitati a riporre le bandiere per il carattere apolitico del corteo. Cosa che non ha impedito, ad ogni modo, la partecipazione di alcuni esponenti della Sinistra più radicale, come il segretario del Prc Paolo Ferrero, che chiede di sospendere i lavori: “Non è che i valsusini pretendono di andare a piedi – precisa il segretario – rivendicano solo l’inutilità di un’opera dannosa sia per l’economia che per la salute dei cittadini. Ci sono delle linee ferroviarie già esistenti, ma pressoché abbandonate, che aspettano solo di poter essere riutilizzate”.

I No Tav in corteo

Contro i giornalisti – Le tensioni, come già accennato, si sono concentrate in due momenti diversi del corteo: le prime nei confronti dei cronisti presenti sul posto. I giornalisti di Rai News sono stati dapprima costretti a interrompere il collegamento, per poi vedersi spaccare la telecamera da parte di alcuni manifestanti. Stesso destino è toccato agli operatori di La7, come denuncia la stessa giornalista, Chiara Romano: “Mi è stato versato un barattolo di colla in testa solo per aver osato rivolgere una domanda agli organizzatori”. Alcuni manifestanti, infatti, non volevano in alcun modo essere ripresi in volto: le recenti normative in materia di ordine pubblico, approvate dopo i violenti scontri del 15 ottobre in piazza San Giovanni, equiparano, infatti, i manifestanti agli ultras da stadio. Ciò significa che il riconoscimento da parte della Questura, in caso di atti violenti, può avvenire anche dopo 48 ore dalla fine del corteo. Altro motivo è il troppo spazio che, nell’opinione dei No Tav, è stato dato alla vicenda del “Pecorella” di Marco Bruno rivolto al carabiniere sull’A32, in Piemonte, a scapito dei motivi dell’occupazione. Epiteto che, in ogni caso, è stato utilizzato più volte durante la giornata, fra cori contro la polizia e graffiti sui muri cittadini. Paradossi mediatici.

Tangenziale occupata – Verso le 18 è scattato il piano occupazione. I manifestanti hanno improvvisamente invertito la rotta e, invece di Largo Preneste, hanno guadagnato l’imbocco della Tangenziale, verso via Tiburtina. L’obiettivo era quello di raggiungere la stazione ferroviaria, nuovo terminal capitolino dell’Alta Velocità. L’assemblea si è però fermata all’altezza dell’imbocco per le autostrade, vista la nutrita presenza di polizia e carabinieri lungo il perimetro della stazione. Alla fine, dopo circa un’ora, il corteo si è nuovamente diretto verso il quartiere San Lorenzo, al Piazzale Tiburtino, dove la manifestazione era cominciata circa quattro ore prima.

I movimenti in piazza – Molte le associazioni che sono scese in piazza per solidarizzare con il movimento No Tav: dall’Usi (Unione Sindacati Italiani) al movimento contro la discarica di Cupinoro, nei pressi del lago di Bracciano; dalle associazioni per il diritto alla casa agli studenti universitari; dai centri sociali ai movimenti ecologisti. In migliaia per urlare in piazza, a Roma come in altre città italiane, che la battaglia contro la Tav è una questione di carattere nazionale.

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