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Fu Raniero Busco ad uccidere Simonetta Cesaroni. Nessun dubbio per il Pg

Il pg in appello ha chiesto per Busco, unico imputato per il delitto di via Poma, la conferma della condanna a 24 anni inflitta in primo grado. Secondo l’accusa egli non ha, infatti, alcun alibi. Busco alla Corte: “Volevo bene a Simonetta”.
A cura di Susanna Picone
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Il pg in appello ha chiesto per Busco, unico imputato per il delitto di via Poma, la conferma della condanna a 24 anni inflitta in primo grado. Secondo l’accusa non ha, infatti, alcun alibi. Busco alla Corte: “Volevo bene a Simonetta”.

Raniero Busco, l’unico imputato per la morte di Simonetta Cesaroni, è secondo l’accusa il responsabile del delitto di Via Poma. Ne è convinto il pg Alberto Cozzella che, in corte d’Assise d’Appello a Roma, ha nuovamente chiesto per l’ex compagno di Simonetta, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990, una condanna a 24 anni di galera. La stessa condanna che Busco ha ascoltato in primo grado nel gennaio dello scorso anno. Le ultime fasi del processo, prima della dura requisitoria di oggi, avevano dato nuove speranze a Raniero Busco e alla sua famiglia: la perizia dei tecnici di fatto cancellava quella che era considerata la prova principe della colpevolezza dell’uomo, il morso sul seno di Simonetta. Una perizia che era stata commentata dai legali di Busco in maniera positiva anche se tutti, l’imputato in primis, erano consapevoli che la strada per capovolgere la sentenza in primo grado era estremamente lunga.

Simonetta morì tra le 17.30 e le 19, in quel lasso temporale Busco non ha alibi – Il Pg Cozzella ha ricostruito cosa accadde il 7 agosto del 1990 in via Poma facendo riferimento ai soli “atti giudiziari” e ha analizzato anche il rapporto controverso che legava la Cesaroni a Busco. Ha ricostruito gli ultimi minuti di Simonetta, l’incontro con Busco nel suo ufficio e poi la morte con l’uomo che “la colpisce con un forte ceffone che la stordisce e poi, a cavalcioni della ragazza, inveisce con 29 coltellate”. Secondo il pg, Busco è un personaggio che definisce “normali” dei rapporti contraddistinti da violenza. Alla base dell’omicidio di via Poma c’era, secondo l’accusa, l’esasperazione di Raniero Busco alle continue richieste d’amore di Simonetta. Inoltre, per il magistrato, Raniero Busco non ha alcun alibi che possa dimostrare che il giorno del delitto non era in via Poma.

L’avvocato di Busco: “Non siamo meravigliati” – “Era ragionevole ritenere che queste sarebbero state le richieste della procura generale quindi non ci siamo meravigliati”, ha commentato così Franco Coppi, legale di Raniero Busco, la richiesta del pg di ribadire la condanna a 24 anni inflitta in primo grado al suo assistito. La difesa di Busco ha fatto sapere di non condividere “nemmeno una virgola di quanto detto” e ha definito la perizia scientificamente esaustiva per cui la Corte ha tutto il materiale necessario per prendere una decisione.

Busco alla Corte: “Volevo bene a Simonetta, mi aspetto il riconoscimento della mia innocenza” – La mattinata si era aperta stamane con la dichiarazione spontanea dell’imputato che aveva esordito davanti alla Corte dicendo che sentiva il bisogno di dire che voleva bene a Simonetta, che non sapeva come si sarebbe conclusa la loro storia d’amore ma che non aveva mai pensato di farle del male. “Quando ho saputo della sua morte ho provato lo stesso dolore di quando ho perso mio padre”, ha proseguito Busco chiedendo alla Corte il riconoscimento della sua innocenza.

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