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Foggia, Antonella in un container da 7 anni in attesa della casa popolare. “Io scomparsa dalla graduatoria”

Antonella vive da sette anni all’interno di un container in attesa che il comune di Foggia assegni a lei e alla sua famiglia un alloggio comunale. Un anno e mezzo fa, però, le viene notificato lo sfratto: sua madre ha dovuto trasferirsi a casa della nonna per assisterla, mentre lei e suo fratello restano in attesa di una casa. I loro nomi, racconta a Fanpage.it, sono scomparsi dalla graduatoria comunale.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Da circa 7 anni vivo in un container, in attesa dell'assegnazione di una casa popolare". Inizia così la lunga e-mail scritta da Antonella, residente a Foggia, che a Fanpage.it ha raccontato una storia di denunce e degrado. Negli anni è stata costretta a cambiare casa diverse volte. "Da ragazzina vivevo in un container con mia madre e mio fratello – spiega -. Molte volte non andavo a scuola perché mi sentivo a disagio. Una volta siamo stati trasferiti in albergo a causa di un'invasione di scarafaggi. A quel punto il Comune ci ha dato la speranza di avere finalmente una casa, ma così non è stato".

La madre di Antonella ha dovuto cambiare residenza con l'aggravarsi delle condizioni di salute della nonna. Per prendersi cura di lei, si è trasferita nella sua abitazione, lasciando i figli in attesa dell'assegnazione di una casa popolare. "Non possiamo trasferirci dalla nonna – spiega ancora Antonella -. Le sue condizioni di salute sono estremamente precarie. Se ci ammalassimo di Covid, un contagio sarebbe fatale per lei. Siamo rimasti qui, in attesa che la situazione si sbloccasse. Purtroppo nulla di tutto ciò è accaduto". Secondo quanto racconta Antonella, il suo nome e quello di suo fratello non risultano nella lista delle persone in attesa di un alloggio comunale. "Il nostro nome è sempre stato fra quelli degli aventi diritto a un'abitazione – spiega -. Con il cambio di residenza di mia madre, però, sembra che i nostri nomi siano scomparsi. Non sono riuscita a trovare le graduatorie che riportano i nomi degli aventi diritto, ma a me è stato detto che io e la mia famiglia non figuriamo tra le persone che vivono l'emergenza abitativa".

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Lo sfratto

Un anno fa, Antonella e suo fratello sono stati sfrattati. "Ci hanno detto che dobbiamo andare via – spiega -. Il covid ha dilatato i tempi dello sfratto, ma se dovesse succedere non avremmo un posto dove andare. Questo container risulta disabitato e noi non siamo nessuno. Non abbiamo diritto alla casa popolare e neppure a questa sistemazione che doveva essere provvisoria e nella quale abbiamo vissuto per quasi dieci anni. Siamo invisibili".

Il container risulta disabitato ma Antonella ha continuato a pagare le bollette della luce. "Sono intestate a mia madre, anche se ha cambiato residenza. Però le abbiamo sempre pagate noi, perché siamo noi che viviamo qui. Più volte ho provato a segnalare la nostra situazione al Comune di Foggia, ma le poche volte che ci hanno risposto, ci hanno detto di andare a vivere da nostra nonna. Non possiamo: non c'è lo spazio e non è in salute, saremmo solo un rischio per lei. Chiedo di consultare le graduatorie, di capire cosa sia successo. I nostri requisiti sono assolutamente in regola per una casa popolare".

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Le condizioni precarie dei container

I container destinati a coloro che sono in attesa di una casa sono letteralmente fatti di lamiera. Al loro interno, muffa e umidità che li rendono invivibili. "Dobbiamo disinfettarli ogni settimana, togliere la muffa periodicamente – racconta Antonella -. In estate l'ambiente diventa incredibilmente caldo mentre d'inverno la casa è gelida. L'abitazione è fatiscente e questo mi ha causato diversi disagi. Da ragazzina saltavo la scuola perché spesso stavo male. Mi sentivo a disagio oppure mi ammalavo perché la casa era troppo fredda. Ho rischiato la bocciatura, ovviamente, perché non frequentavo e avevo difficoltà a svolgere le attività come i miei compagni di classe".

Nel mese di ottobre 2020, l'amministratore unico dell'Agenzia regionale per la casa e l'abitare Donato Pascarella aveva dichiarato che entro l'anno sarebbero stati smantellati tutti i container in favore di abitazioni provvisorie più dignitose. Il Comune contava di smantellare definitivamente in due mesi il campo, assegnando una sistemazione a 16 famiglie. Nonostante ciò, però, complice anche la pandemia, i container restano in piedi e c'è chi in caso di sfratto non ha neppure una sistemazione alternativa.

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