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Fiumi di cocaina nella “Palermo bene”: droga a ogni ora e a domicilio, 16 arresti

Blitz della Polizia di Stato di Palermo contro lo spaccio di stupefacenti. L’associazione criminale controllava rigidamente l’attività di spaccio dei propri pusher che attraverso offrivano droga a tutte le ore, anche a domicilio. Sedici le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare.
A cura di Susanna Picone
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È in corso dalle prime di questa mattina una vasta operazione antidroga condotta dalla Polizia di Stato di Palermo che ha smantellato una fitta rete di spaccio gestita da due associazioni a delinquere che hanno fatto circolare lungo le strade del capoluogo palermitano “fiumi di cocaina”. L’operazione di questa mattina è un approfondimento ed “evoluzione” di una precedente analoga che aveva portato, nel febbraio del 2017, all’esecuzione di alcuni provvedimenti a carico di pusher del rione Zisa. In quella occasione venne fuori che i malviventi, tramite ordinazioni telefoniche, effettuavano continue cessioni di droga ad acquirenti della cosiddetta “Palermo bene”.

Una telefonata e la droga arrivava a casa – Le ultime indagini, svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno registrato le illecite attività di altre persone, sempre dello stesso rione Zisa che, “facenti parte di organizzazioni strutturate e attraverso la nota metodica del telefono in servizio H/24, offrivano droga a tutte le ore, non soltanto take away ma anche a domicilio, rappresentando un continuo punto di approvvigionamento in favore di centinaia di acquirenti residenti in zone diverse del centro cittadino”. Bastava insomma una telefonata per vedersi recapitare comodamente a casa in poco tempo una dose di cocaina.

Lo spaccio era controllato in modo molto rigido – Sedici le persone raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare. Secondo gli investigatori, tra i promotori dell’organizzazione di spacciatori c'è anche il cognato di un noto pregiudicato mafioso del mandamento della Noce. Per gli inquirenti l’associazione controllava rigidamente l’attività di spaccio dei propri pusher, “impossibilitati a qualsiasi forma di autonomia se non espressamente autorizzati, a seguito anche di elargizione di somme di denaro”. E ancora, secondo gli inquirenti, “si ricostruivano diverse dinamiche conflittuali tra pusher interessati ad aumentare il bacino di clienti, assicurandosi un’attività redditizia che consentiva di guadagnare svariate centinaia di euro al giorno”.

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