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Fatture false e bilanci truccati: perché nel 2018 è fallita Melegatti

Bancarotta impropria per operazioni dolose, falso in bilancio e omesso versamento di ritenute utili all’Erario. Sono i tre reati per i quali ieri gli ex vertici di Melegatti, storica azienda dolciaria veneta fallita nel 2018  poi salvata in extremis dalla famiglia Spezzapria, hanno patteggiato complessivamente quasi quattro anni di reclusione.
A cura di Davide Falcioni
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Bancarotta impropria per operazioni dolose, falso in bilancio e omesso versamento di ritenute utili all'Erario. Sono i tre reati per i quali ieri gli ex vertici di Melegatti, storica azienda dolciaria veneta fallita nel 2018  poi salvata in extremis dalla famiglia Spezzapria, hanno patteggiato complessivamente quasi quattro anni di reclusione. La sentenza è stata emessa dalla giudice Carola Musio: in particolare l'ex presidente del consiglio di amministrazione della società, Emanuela Perazzoli, è stata condannata a un anno, 9 mesi e 10 giorni; due anni sono stati invece inflitti all'ex amministratore delegato, Umberto Lercari, 56 anni.

Agli imputati, in particolare, veniva contestata l'emissione di fatture pro-forma per accedere al credito bancario. Contestata inoltre l'operazione di acquisizione della Marelli Dolciaria, quando vennero fornite ai venditori false notizie sull'azienda di San Giovanni Lupatoto. Stando alle accuse, gli imputati in concorso tra loro quali quali amministratori della Melegatti spa e quali amministratori della Nuova Marelli srl (società integralmente partecipata da Melegatti spa), hanno causato il fallimento delle due aziende, certificato dal Tribunale di Verona con sentenza del 29 maggio 2018, per effetto di operazioni dolose consistenti nella produzione, a partire dal 2014, di svariate fatture apparentemente emesse da Melegatti spa nei confronti di clienti della società sulla base di meri ordini di clienti o di manifestazioni di interesse non vincolanti, allo scopo di ottenere dagli istituti di credito l'anticipazione di una parte dell'importo. I fondi così ottenuti sarebbero stati poi impiegati per il finanziamento della realizzazione del nuovo stabilimento della Nuova Marelli srl, azzerando in tal modo le risorse da investire nel ciclo produttivo caratteristico della Melegatti, cioè prodotti dolciari per le ricorrenze natalizie e pasquali.

Sommando le annate comprese tra il 2014 e il 2017, il fatturato ha sfiorato i 23 milioni di euro (per la precisione 22.934 milioni), con un importo anticipato dalle banche pari a 18 milioni di euro e un importo non pagato dai clienti di 4,599 milioni di euro. Per quanto concerne il falso in bilancio, il pubblico ministero contestava agli ex vertici societari di aver consapevolmente esposto nel bilancio relativo al 2016 una serie di fatti materiali rilevanti non corrispondenti al vero. In ultimo, gli ex amministratori della Melegatti dovevano difendersi dall'potesi di mancato versamento, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale per il 2016, delle ritenute approvate sulla base della stessa dichiarazione o risultanti dalla stessa dichiarazione rilasciata (modello Cud) per un ammontare di 893.431 euro.

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