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“Fate qualcosa per Patrick Zaki”: nuova interrogazione di Montevecchi (M5S) a Draghi e Di Maio

Michela Montevecchi, capogruppo M5s in commissione Diritti Umani, ha presentato una nuova interrogazione indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Affari esteri sul caso Patrick Zaki: “Vanno fatte ulteriori valutazioni. Rimango convinta che la via della Convenzione Onu contro la tortura del 1984 rimanga quella da seguire soprattutto alla luce dei recenti sviluppi di vicende parallele, come quella di Giulio Regeni. Anche l’Europa non stia a guardare”.
A cura di Ida Artiaco
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Martedì 7 dicembre è in programma una nuova udienza, l'ennesima, del processo a carico di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'università di Bologna in carcere in Egitto da ormai circa 20 mesi. Un periodo lunghissimo, che rischia di estendersi ulteriormente se i giudici del tribunale di Mansura dovessero decidere per un altro rinvio. Per questo, Michela Montevecchi, capogruppo M5s in commissione Diritti Umani e prima firmataria della mozione per la richiesta di attivazione della Convenzione confluita nell'Ordine del giorno approvato dal Senato il 14 aprile scorso, ha fatto sapere in anteprima a Fanpage.it di aver depositato una nuova interrogazione indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Affari esteri dopo quella del 17 giugno. L'intento è quello di sollecitare un intervento delle istituzioni prima che per Patrick sia troppo tardi.

Senatrice, venerdì è stata depositata una nuova interrogazione parlamentare sul caso Zaki. Perché?

"L'interrogazione è indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Affari esteri. Sulla scorta della risposta che io avevo ricevuto ho chiesto chiaramente che si facciano ulteriori approfondimenti. Rimango convinta che la via della Convenzione Onu contro la tortura del 1984 rimanga quella da seguire soprattutto alla luce dei recenti sviluppi di vicende parallele, come quella di Giulio Regeni. Ho chiesto, pertanto, che siano fatte delle ulteriori valutazioni per intraprenderla. Nelle more di queste valutazioni chiedo anche se non si ritenga opportuna l'attivazione di un gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria e, in vista dell'udienza di domani, quali azioni il Governo intende intraprendere per garantire il rispetto degli standard internazionali in tema di diritto ad un giusto ed equo processo. Almeno questo il Governo dovrebbe provare a verificarlo".

La senatrice Michela Montevecchi (Facebook).
La senatrice Michela Montevecchi (Facebook).

Quali sono le tempistiche?

"L'interrogazione è stata depositata venerdì. Credo che sia sempre a risposta scritta. Sulle tempistiche bisogna vedere. La scorsa volta aspettammo un mese e mezzo, dal 17 giugno a inizio agosto. Ora vediamo cosa succede anche perché c'è stata una recente sentenza con sanzione pecuniaria relativa a difensori dei diritti umani in Egitto che ha aperto uno squarcio di speranza per l'esito del processo di Patrick. In questo caso potrebbe arrivare anche in tempi più celeri ma non possiamo prevederlo".

Domani ci sarà in Egitto una nuova udienza relativa al caso di Patrick. Cosa pensa che succederà?     

"Previsione difficile. Anche se la sentenza di cui ho accennato relativa ad una sanzione pecuniaria apre uno squarcio, io voglio essere ottimista e pensare che si chiuda nel miglior modo possibile anche il caso di questo giovane studente egiziano. Mi auguro che a breve noi lo si possa riabbracciare e accogliere a Bologna. Se questo non dovesse accadere è francamente difficile prevedere cosa succederà dopo: potrebbe esserci un ulteriore rinvio come potrebbe esserci una sentenza di stampo diverso".

Perché finora il governo italiano non è intervenuto sulla questione?

"Erano state votate queste due mozioni, una che conteneva la richiesta della cittadinanza italiana per Zaki e quella sulla Convenzione Onu proposta dal Movimento 5 Stelle, che poi confluirono in un unico ordine del giorno. Poi ci fu un mezzo scivolone di Draghi che fece dichiarazioni che furono interpretate in modo discordante rispetto a quanto votato in aula. "È un'iniziativa del Parlamento", disse ad aprile durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Sul perché poi effettivamente non si riesca a procedere come si aspetterebbe anche l'opinione pubblica non lo so. Di certo, tornando sempre a rifarci a un caso diverso ma parallelo, che è quello di Giulio Regeni, i rapporti su questi fronti con l'Egitto si stanno dimostrando complicati".

Eppure negli ultimi mesi si sono susseguiti numerosi appelli affinché le Istituzioni intervengano al più presto…

"Sì, ma credo che l'appello debba essere esteso anche alle istituzioni europee perché ricordiamoci che Zaki è studente di un master europeo ma frequentava la sede di Bologna. Il suo caso si incastona in un quadro di vicende che hanno interessato anche altri studenti, pensiamo al caso dell'Austria, ma anche Francia e Germania. Al punto che nel dicembre del 2020 il Parlamento europeo approvò una serie di risoluzioni sulla situazione generale dei difensori dei diritti umani in Egitto. Patrick non è l'unico caso, parliamo di migliaia di persone che si trovano nella sua situazione. Pertanto ritengo che dopo il 7 dicembre, qualora le cose non dovessero andare come ci si aspetterebbe, non solo le istituzioni italiane ma anche quelle europee debbano decidere il da farsi per capire come andare avanti e continuare la gestione del procedimento".

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