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Fabiana Luzzi, bruciata viva dal fidanzato a 16 anni per un ‘no’

Fabiana Luzzi, 16 anni, viene uccisa a coltellate a Corigliano Calabro nel 2013. A sferrare i colpi il fidanzato 17enne Davide Moroni, che le dà fuoco mentre è ancora agonizzante. La sua unica colpa era stata dirgli un ‘no’. Condannato a diciotto anni, oggi Davide gode dei primi permessi premio.
A cura di Angela Marino
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Fabiana ha 16 anni e vuole fare la ballerina, è bruna, minuta, capelli lisci tagliati in una folta frangia che la casca dritta su quegli occhi che sorridono sempre. È ripetente al primo anno di Ragioneria a Corigliano Calabro, perché, purtroppo, non ha messo la scuola al primo posto delle sue priorità. Per molto tempo per lei al mondo c'è stato solo Davide, figlio di Moroni, un bibliotecario del comune, 17 anni, il suo fidanzato. L'amore a 16 anni è totalizzante, ma è quello il motivo per cui Fabiana non coltiva più interessi, non vede più le amiche, non ha più un profilo Facebook. Il motivo è il soffocante bisogno di possesso di Davide.

Lei è solo sua, ed è lui con i suoi modi da bulletto di paese, a decidere chi deve frequentare, cosa deve dire e fare. Davide, narcisista ossessionato dall'apparenza, va in giro con un coltello e si atteggia a baby boss, ma è solo un ragazzino fragile. Fabiana è molto innamorata di lui e sarebbe ricambiata se solo conoscesse un modo diverso di amare che non fosse quello della sopraffazione e della violenza. Sì: perché l'ha umiliata, minacciata, picchiata fino a romperle il naso. E quando tra loro si sono messi i genitori di lei, lui l'ha portata a Bologna per una settimana.

Che fare in questi casi, quando due ragazzi sono minorenni? Dividerli con la forza? Non servirebbe, forse, a rinsaldare ancora di più il loro legame? Solo da lei, da Fabiana deve nascere la consapevolezza del male che subisce. E lei ci arriva. Con dolore e non poche esitazioni, ci arriva, almeno istintivamente, tanto che, quando lui la raggiunge con lo scooter all'uscita da scuola, quella mattina di fine maggio del 2013, si mostra ritrosa, non vuole andare con Davide, ma lui insiste e quando sono soli, lontani nella cascina di un agrumeto, cerca di avere un rapporto sessuale. E lei dice ‘no'.

Dirgli di no, in qualunque contesto, far prevalere la sua volontà su quella di Davide era stato sempre difficilissimo e infatti lui, stavolta, sente tutto il peso di quel rifiuto. Fabiana si stava riprendendo il proprio corpo, la propria vita, la propria autonomia e lui questo non voleva accettarlo, così prende il coltello che si porta in tasca quotidianamente come fosse un pacchetto di gomme e la aggredisce. Le coltellate si ripetono una dopo l'altra per venti volte, finché Fabiana resta senza fiato.

Davide corre via, lasciandola riversa a terra. Torna dopo un'ora, solo, e invece di portare soccorsi ha con sé una tanica di benzina che le rovescia addosso mentre Fabiana lo supplica di fermarsi. È una vampa di fuoco a rispondere al posto suo. A casa Luzzi il piatto di minestra che Fabiana non ha mangiato lascia presagire male. Lei non risponde al cellulare, lui neppure e quando lo fa blatera di aver avuto un incidente. Si fa medicare all'ospedale, infatti, dove i medici riscontrano ustioni alle mani e al volto. Per i medici e le forze dell'ordine che stanno già cercando Fabiana è tutto chiaro. Davide deve solo dire dove. 

Ai funerali a Corigliano ci sono proprio tutti. Si parla di giustizia riferendosi al processo che di li a poco porterà Davide in galera per i successivi 18 anni, ma ci si riferisce anche qualcosa di diverso, a qualcosa che dia un senso a quella tragedia annunciata, andata in scena sotto gli occhi di tutti, eppure ineluttabile. Quella, nonostante targhe e omaggi alla memoria della piccola martire sedicenne, non è ancora arrivata.

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