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Emanuele Scieri fu ucciso in caserma, ex caporali condannati per la morte del parà a Pisa

Per la morte di Emanuele Scieri la Corte d’assise di Pisa ha condannato per omicidio volontario in concorso gli ex caporali della Folgore Alessandro Panella e Luigi Zabara, rispettivamente a 26 e 18 anni di reclusione.
A cura di Antonio Palma
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Lele Scieri
Lele Scieri

L’ex parà Emanuele Scieri fu ucciso dai suoi commilitoni mentre prestava servizio di leva nella caserma Gamerra di Pisa. Lo ha stabilito la Corte d'assise del Tribunale di Pisa, presieduta dal giudice Beatrice Dani, che oggi ha condannato per omicidio volontario in concorso gli ex caporali della Folgore, Alessandro Panella, a 26 anni, e Luigi Zabara a 18 anni. Entrambi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all'interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile rappresenta dalla famiglia della vittima.

La sentenza di primo grado emessa oggi pomeriggio recepisce in parte le richieste dei pm della Procura di Pisa che avevano chiesto invece una condanna a 24 e 21 anni di reclusione per i due imputati. Con la sentenza di oggi si mette un primo punto su una vicenda lunga decenni e per tantissimo tempo rimasta avvolta nel mistero.

La morte di Emanuele Scieri

Il 26enne parà della Folgore Emanuele Scieri infatti fu trovato morto in circostanze controverse nella caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto del 1999. Secondo l’accusa, il decesso sarebbe riconducibile a un atto di nonnismo finito in tragedia. Per i pm gli ex commilitoni avrebbero percosso Scieri facendolo cadere dalla torretta di asciugatura dei paracaduti, dove sarebbe stato costretto a salire, e poi lo avrebbero abbandonato agonizzante, procurando così la sua morte. All’inizio fatto passare per incidente e poi per suicidio, per anni il caso di Emanuele Scieri era rimasto avvolto nel mistero. La svolta è arrivata solo dopo la Commissione parlamentare d’inchiesta che ha creduto alla tesi della famiglia che aveva sempre parlato di atto di nonnismo.

L'inchiesta sugli atti di nonnismo in caserma

Dopo la nuova inchiesta, avviata nel 2018, la Procura ha stabilito che la sera della sua morte Scieri sarebbe stato costretto dai commilitoni a “effettuare subito numerose flessioni sulle braccia" e gli stessi "lo avrebbero colpito con pugni sulla schiena" comprimendogli "le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”. Il giovane quindi sarebbe caduto e, invece di essere soccorso, sarebbe stato abbandonato agonizzante fino a essere scoperto cadavere giorni dopo.

Un terzo ex caporale che è indagato per lo stesso fatto è stato assolto dal gup in primo grado con rito abbreviato ed è in attesa del processo di appello così come sono stati assolti dall'accusa di favoreggiamento anche gli ex ufficiali della Folgore.

La famiglia Scieri: "Volevamo la verità, oggi è stata scritta"

Soddisfazione per la sentenza di oggi è stata espressa dai familiari di Emanuele Scieri. "Mio fratello non ci sarà restituito ma adesso c'è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori. Hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e finalmente una sentenza di condanna per i colpevoli, per quelli che hanno sbagliato. Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità" sono le parole di Francesco Scieri, fratello di Emanuele. "Purtroppo per come sono andate le cose non avevo nessuna certezza di una sentenza di condanna e quindi sarebbe stata una ulteriore sconfitta, oggi è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio" ha aggiunto.

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