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Donato, maestro di danza affetto da sclerosi multipla: “Con la cannabis ho ripreso a ballare”

Donato Pugliese, 30 anni, della provincia di Taranto, scopre di essere affetto da sclerosi multipla nello stesso periodo in cui aveva aperto la sua accademia di danza. Dopo le cure iniziali con l’interferone, scopre la cannabis che gli permette di ricominciare a ballare e riappropriarsi della sua vita.
A cura di Mario Catania
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La vita che cambia drasticamente dopo la scoperta di essere affetto da una malattia ad oggi incurabile, la sclerosi multipla, e la disperazione che lascia lo spazio ad una nuova speranza grazie alla cannabis, che gli ha permesso di ricominciare a danzare. E' la storia di Donato Pugliese, 30enne della provincia di Taranto, che da qualche tempo ha ricominciato a muoversi a tempo di musica e tenere le lezioni nella accademia di danza che aveva aperto come il coronamento di un sogno.

Un sogno che aveva rischiato di trasformarsi in un incubo quando, dopo aver scoperto nel 2014 di essere affetto da sclerosi multipla, aveva iniziato le cure tradizionali a base di interferone, che lo costringevano a letto per diversi giorni, mentre la voglia di ballare era solo un lontano ricordo. "Alla fine del 2014 scopro di avere la sclerosi multipla", racconta oggi Donato, "e avevo da poco creato la mia accademia di danza, alla quale non a caso ho dato il nome "Sueño Adelante", che significa sognare guardando avanti". L'impatto iniziale, dopo la diagnosi, è devastante: "mi è caduto il mondo addosso: dopo 20 anni passati a danzare e avendo appena aperto la mia accademia, sentirmi dire dal medico che la mia patologia è invalidante e che sarei potuto rimanere inabile a vita perché non c'è cura, è stata una botta tremenda".

La prima manifestazione della patologia è la difficoltà a deambulare e le cure a base di interferone non migliorano la situazione. "Mi lasciava tre giorni a letto, con effetti collaterali come la febbre alta. Ho dovuto quindi ridurre gli orari delle lezioni, perdendo tanti clienti perché ero il perno principale della scuola, nonostante mia sorella, che danza anche lei, mi abbia aiutato tanto".

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Passano mesi difficili, fino a quando, dopo un anno e mezzo, scopre che la cannabis può aiutarlo a combattere la sua patologia. Da lì inizia il suo percorso di viste con neurologi privati che gliela prescrivono. Sono ormai diversi gli studi scientifici che testimoniano i benefici della cannabis nel trattamento di questa patologia, che vanno da una migliore gestione del dolore, al contrasto di spasmi e tremori dovuti alla malattia. "Il primo effetto che ho notato è stato sul mio umore: io ero completamente a terra psicologicamente, e la cannabis mi ha aiutato a dare la giusta importanza a quello che mi stava succedendo, e a non essere posseduto dalla presunzione di stare sempre a puntare il dito contro quello che non va, senza riuscire nemmeno a guardarmi dentro".

Da lì cambia tutto: "Sono tornato ad essere la persona che ero prima della patologia. Non avevo più sintomi come la diplopia (alterazione visiva che porta a sdoppiare le immagini, nda) e gli spasmi e ho potuto riprendere normalmente la mia vita, ricominciando a ballare con continuità". Non solo: "Ho iniziato di nuovo a fare palestra, cosa che fino a quando non assumevo cannabis non ero più in grado di fare, con 4 o 5 ore di sport giornaliere, e in generale mi sono riappropriato della mia vita. Anche perché assumendo la cannabis ho smesso di prendere l'interferone, che mi causava più effetti collaterali che altro".

Non senza problemi, perché la carenza di cannabis medica che affligge da anni i pazienti italiani, visto che la produzione nazionale e le importazioni dall'estero non riescono a far fronte al fabbisogno, si verifica anche nelle farmacie dove risiede, tanto che: "Fino ad agosto 2018 non trovavo cannabis nelle farmacie, e in questo periodo ricominciarono subito a ricomparire i sintomi come dolore e tremore agli arti, con un'amara scoperta: la comparsa di una nuova lesione a livello dell'encefalo riscontrata dal mio neurologo, il dottor Alessio Mercurio, mentre quando usavo cannabis con continuità il decorso della malattia si era bloccato e la situazione era stabile".

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"Mi sto riprendendo ora da questa situazione e da un lungo periodo senza terapia, in cui ho speso tutti i miei risparmi rivolgendomi al mercato nero". La Puglia infatti è tra le regioni che, per una serie di patologie, tra le quali anche la sclerosi multipla, prevede la dispensazione della cannabis a carico del servizio sanitario regionale. Ma non si tratta solo di un problema economico: la differenza tra la cannabis medica e quella di strada, è che la prima viene coltivata e distribuita seguendo gli stessi principi dei farmaci, e quindi è un prodotto standardizzato per il contenuto di cannabinoidi, le principali molecole contenute nella cannabis, e sicuro. Quella che viene venduta dagli spacciatori invece, oltre ad andare ad ingrassare i traffici della criminalità organizzata, ha contenuti variabili di cannabinoidi, ed è stato dimostrato da diversi studi che contiene spesso muffe e contaminanti, che possono fare danni, soprattutto a chi ha un sistema immunitario già debilitato.

Ad oggi Donato ha dovuto ridurre i dosaggi e fa ancora fatica a reperire la cannabis in farmacia, quello che sta utilizzando l'ha acquistato sei mesi fa e lo sta praticamente centellinando. Nel frattempo il ministro della Salute Giulia Grillo, ha già detto a più riprese di voler intervenire sulla questione, autorizzando coltivazione private per sopperire alla carenza, anche se ad oggi non sono stati fatti passi in avanti concreti. "La cannabis ci serve: siamo stanchi di dover lottare per il diritto alla salute, che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini. Con la cannabis ho ritrovato la voglia di ballare e fare tutto ciò che facevo prima e, con una bambina di due anni, ho paura di ritornare a stare male e non poter gestire la mia accademia".

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