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Don M. e gli abusi a Isernia, il vescovo Cibotti sapeva da mesi e non ha fatto nulla: ecco le prove

Il vescovo di Isernia-Venafro era stato informato otto mesi fa dei presunti abusi sessuali compiuti da un sacerdote della sua Diocesi con la complicità di altri ecclesiastici. “Chiedo perdono per le vicende passate e per quelle che hanno ancora forti ripercussioni nel presente”, ha scritto monsignor Cibotti in una lettera in cui annuncia provvedimenti nei confronti dei parroci accusati. Lunedì, Don M., il principale sospettato degli abusi, è stato rispedito al suo Paese d’origine.
A cura di Mirko Bellis
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La lettera inviata al vescovo di Isernia con la denuncia degli abusi subiti da Giorgio. A destra monsignor Cibotti, vescovo di Isernia-Venafro
La lettera inviata al vescovo di Isernia con la denuncia degli abusi subiti da Giorgio. A destra monsignor Cibotti, vescovo di Isernia-Venafro

Monsignor Cibotti, vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro, era stato informato quasi otto mesi fa dei presunti abusi sessuali compiuti da Don M., un sacerdote polacco in servizio in una parrocchia molisana. Dopo la denuncia di Giorgio, che ha trovato la forza di raccontare l'inferno vissuto da piccolo, l'avvocato Sergio Cavaliere aveva inviato il 2 maggio del 2017 una raccomandata alle diocesi di Isernia e Lublino, in Polonia, informando degli abusi avvenuti tra il 1993 e il 2001. Da allora nessun segnale era arrivato dalla Curia. Fino a ieri, quando il vescovo è intervenuto sulla vicenda chiedendo perdono alla vittima. “Don M., ti ricordi quando mi facevi dormire coi tuoi cani e ti masturbavi quando si avvicinavano a me? Spero che tu abbia migliorato il tuo rapporto con gli animali, oltre che coi minorenni”, aveva scritto Giorgio alcuni giorni fa. Altri tre parroci vicini a Don M. avrebbero saputo e non hanno mai fatto niente per fermare l’aguzzino. Tra questi c’è un esorcista, Don G., che provò a convincerlo che le violenze erano una visione del demonio, e Don R. che gli avrebbe offerto del denaro per mantenere relazioni sessuali. Accuse pesanti di cui si sta occupando anche la Procura di Isernia.

Il vescovo (che sapeva) chiede scusa

Il vescovo Cibotti, dopo il clamore suscitato dalla vicenda, è intervenuto con una lunga lettera pubblica. “Chiedo perdono per le vicende passate e per quelle che hanno ancora forti ripercussioni nel presente. Sono qui per questo”, ha scritto il prelato rompendo lunghi mesi di silenzio. Proprio la mancanza di risposte da parte della Chiesa aveva portato Giorgio a lanciare un ultimatum: “Alle Diocesi di Isernia, Pescara, Lublino. Vi diamo 10 giorni. I 10 giorni per rimuovere don M., che abusò di me dalla parrocchia con cui è a contatto coi bambini; 10 giorni per rimuovere dalla sua parrocchia nella diocesi di Pescara don R., che mi chiese sesso a pagamento; 10 giorni per rimuovere dalla sua parrocchia l'esorcista don G., che mi disse che i miei abusi erano frutto del demonio; 10 giorni per rimuovere dalla parrocchia don E., che ancora dice di distinguere notizie vere e false e non ci ha mai detto quello che sapeva. Poi faremo nomi e cognomi.”

Nella sua missiva, il prelato si dice “incredulo e addolorato” per un caso che “torna a far sanguinare una ferita tuttora aperta”. “Vorrei che sia chiaro questo — continua il vescovo — la Chiesa di cui sono padre nella fede e della quale mi sento figlio sceglie di stare senza se e senza ma dalla parte delle vittime e di trattare secondo giustizia i responsabili”.

Di fronte alla gravità della denuncia, monsignor Cibotti annuncia provvedimenti disciplinari nei confronti dei sacerdoti accusati di pedofilia: “Seguendo l’esempio di Sua Santità ho agito in comunione con lui. Perciò, ora posso dirlo a chiare lettere: a proposito dei fatti in questione anche se penalmente non ci fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari, perché non possiamo accettare fraintendimenti. Sono stati avviati, o in procinto di esserlo, dei Procedimenti Canonici”. Nella lettera non mancano neppure parole verso i presunti colpevoli degli abusi sessuali: “Questo non mi impedisce di guardare con misericordia i sacerdoti coinvolti in queste vicende e i confratelli che hanno attraversato esperienze simili”.

Cibotti prova a giustificare il perché del suo silenzio: “In nessuna circostanza ho pensato di esimermi dalla responsabilità legata al mio servizio. Ho piuttosto scelto di farlo con particolare premura e attenzione. Ho ritenuto fondamentale tutelare la riservatezza, verificare l’attendibilità, collaborare con la Magistratura nel vagliare le responsabilità personali”. Il pensiero del vescovo si conclude con un ringraziamento verso chi, come Giorgio, ha trovato la forza di denunciare gli abusi sessuali. “Grazie a chi avrà il coraggio, dopo questi eventi, di presentare a me, come Vescovo, situazioni in cui sacerdoti o cristiani hanno tradito, non hanno dato buona testimonianza”.

Il legale: "Nessuna risposta per 8 mesi"

“Apprezziamo l'apertura di un procedimento canonico ma il vescovo non può invitare le vittime degli abusi a rivolgersi alla diocesi: deve indirizzarle in Procura, che è l’organo competente”, ha detto l’avvocato Cavaliere. “Il perdono è un fatto intimo – prosegue il legale – noi vogliamo verità e giustizia. Non è vero che il vescovo non ha potuto confrontarsi con chi ha scelto la via mediatica: lo abbiamo informato quasi 8 mesi fa, ma la via mediatica l'abbiamo intrapresa solo il 15 dicembre 2017”, sottolinea.

Cavaliere ci tiene a rimarcare che ad essere informata dei fatti è stata anche la diocesi di Pescara dove si trova Don R., il sacerdote che avrebbe offerto del denaro a Giorgio per mantenere relazioni sessuali. Ma che fino adesso nessuno ha mai risposto alle lettere di denuncia. “Non abbiamo avuto nessuna risposta dalla diocesi di Pescara, che ha in carico uno dei sacerdoti coinvolti e nemmeno da quella di Lublino, in Polonia, dove sono cominciati gli abusi”. “Hanno il mio telefono e i miei recapiti ma finora non sono mai stato contattato dalle due diocesi”.

Che fine ha fatto Don M.?

Don M. fino a pochi giorni fa continuava ad esercitare il suo ministero e domenica è stato fotografato mentre assisteva alla festa paesana della cittadina molisana dove si trova la sua parrocchia. Lunedì, secondo alcune indiscrezioni, il ritorno improvviso in Polonia. Il vescovo di Isernia, a margine di una conferenza stampa tenuta a meno di 24 ore dalla pubblicazione della sua lettera, ha confermato il ritorno nel Paese d'origine del sacerdote sospettato di aver commesso gli abusi. “Ma questo – ha precisato Cibotti – lungi dall'essere una punizione è anche un momento che era stato previsto prima perché, ogni tanto, i nostri confratelli sacerdoti chiedono dei periodi di riposo. Certamente è anche un’opportunità perché abbia motivo di un silenzio interiore, di una riflessione”.

La vittima: "Neanche un Ciao come stai?"

Dopo la lettera di monsignor Cibotti, Fanpage.it ha raggiunto Giorgio per conoscere le sue reazioni. “Il vescovo avrebbe dovuto magari chiamarmi già da tempo per dirmi ʽCiao come stai?’, invece ha solo paura che io posso rivelare i nomi”. E si dimostra risoluto ad andare fino in fondo: “Di fronte a questi fatti non bisogna aver paura, non bisogna stare zitti o cercare di essere diplomatici. Loro non hanno avuto nessuno scrupolo nei miei confronti”.

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