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Cugini carbonizzati a Ferrara, svolta nel duplice omicidio: indagati un artigiano e il figlio

Svolta nelle indagini sul duplice omicidio dei cugini Dario e Riccardo Benazzi, ritrovati carbonizzati lo scorso 28 febbraio nel Ferrarese. I carabinieri hanno perquisito la casa di un artigiano 49enne e del figlio 20enne che risultano indagati. In casa sono state rinvenute numerose armi, tra le quali anche un fucile compatibile con quello utilizzato per uccidere i due.
A cura di Chiara Ammendola
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Svolta nelle indagini sulla morte dei cugini Dario e Riccardo Benazzi, i cui corpi sono stati ritrovati carbonizzati in un'auto lo scorso 28 febbraio nel Ferrarese, a Rero, frazione di Tresignana: due persone risultano indagate per il duplice omicidio, si tratta di un artigiano, di 49 anni, e del figlio, studente, di 20. I carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Copparo, con il supporto di un’unità di ricerca armi ed esplosivi del Nucleo cinofilo di Bologna, hanno perquisito l’abitazione dei due dove hanno trovato e sequestrato numerose armi e munizioni.

Tra le armi, che sarebbero legalmente detenute dall’artigiano 49enne, esserci due pistole e quattro fucili, tre di questi calibro 20 e uno calibro 12. Proprio uno dei fucili, secondo quanto riportato da Corsera, avrebbe la particolarità di poter caricato sia a pallettoni che a pallini, caratteristica comune anche all'arma utilizzata per uccidere i due cugini, che secondo quanto emerso dall'autopsia sono stati raggiunti da diversi colpi di fucile prima di essere dati alle fiamme. Padre e figlio sono assistiti dall’avvocato Stefano Marangoni.

I corpi dei due sono stati trovati nella Polo bianca appartenente al 64enne Riccardo Benazzi, in un terreno agricolo poco distante dalla casa dei due indagati: i familiari avevano segnalato la scomparsa dell’uomo dicendo che si era allontanato insieme al cugino Dario Benazzi, di 70 anni, che necessitava di farmaci. Dario e Riccardo "non erano solo cugini ma anche amici", Dario "ha cercato sempre di aiutare Riccardo, in tutto, soprattutto dopo che era caduto un po' in disgrazia per l'investimento su un brevetto" poi finito male, e domenica scorsa "si è trovato al posto sbagliato, al momento sbagliato e probabilmente con la persona sbagliata”.

In seguito i controlli hanno portato a scoprire che un piccolo appezzamento di terreno, distante circa 800 metri, era già in uso a una società di cui Riccardo Benazzi era socio in passato, ma di fatto abbandonato. Sul campo c'è ancora il prototipo, incompiuto, di un sistema eolico “inventato” dal sessantaquattrenne a cui era ancora particolarmente legato, nonostante il brevetto e lo sviluppo di nuovi prototipi avessero trovato corso in altri luoghi, fuori regione. Fallita la società agricola proprietaria del terreno, il curatore fallimentare aveva ordinato lo sgombero dell'area dai resti del traliccio. A quanto emerso, in questo contesto Benazzi aveva ottenuto dal curatore fallimentare di occuparsene, pur non avendo alcun obbligo o legame con il fallito, col curatore, con la società titolare del brevetto o verso terzi. Secondo quanto risulta ai carabinieri, nei giorni precedenti al ritrovamento dei cadaveri Benazzi si sarebbe recato nel terreno per organizzare lo smantellamento della torre e la sua rimozione. Nel campo agricolo i militari hanno trovato a terra tracce di sangue e due “borre” di cartucce da caccia.

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