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Com’è avvenuto il disastro della Moby Prince: collisione con petroliera causato da una terza nave

Il disastro della nave Moby Prince, in cui la sera del 10 aprile 1991 morirono 140 persone dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo, fu causato da una terza nave comparsa all’improvviso davanti al traghetto e mai identificata.
A cura di Davide Falcioni
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Il disastro della nave Moby Prince, in cui la sera del 10 aprile 1991 persero la vita 140 persone dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo, fu causato da una terza nave comparsa all'improvviso davanti al traghetto e mai identificata.

È il cuore della relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sul disastro, presieduta dal senatore Andrea Romano: "Non abbiamo potuto dare risposte certe sull'identificazione della terza nave perché non ne abbiamo avuto il tempo a causa della fine anticipata della legislatura", ha spiegato oggi l'esponente del PD, aggiungendo che "abbiamo suggerito nella relazione conclusiva due piste da seguire in futuro sia da parte della magistratura che del prossimo Parlamento". "Una riguarda la nave 21 Oktobaar II, che è un ex peschereccio somalo, e l'altra la presenza nel tratto di mare interessato dalla presenza di una o più bettoline impegnate in possibili operazioni di bunkeraggio clandestino".

A causa dello scontro del traghetto ‘Moby Prince' con la petroliera Agip Abruzzo persero 65 membri dell'equipaggio e 75 passeggeri. "La nostra attività si è interrotta prima della fine della legislatura – ha concluso Romano – sappiamo con ragionevole certezza che è stata una terza nave a provocare la collisione, purtroppo non possiamo darle un nome e dobbiamo limitarci a indicare alcune piste".

Il 10 aprile del 1991 il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al porto di Livorno. L’incidente costò la vita a 140 persone. Dopo 22 anni una perizia sembra svelare il mistero della “nave fantasma”.

Il rapporto conclusivo della commissione d'inchiesta, approvata all'unanimità, ha proseguito i lavori iniziati della prima commissione presieduta dal senatore Lai che aveva chiarito soprattutto cosa non era successi, quali elementi non avevano trovato riscontro nelle indagini: non c'era nebbia e le 140 vittime non erano morte subito ma erano sopravvissute a lungo, alcune fino al mattino, anche grazie al comportamento eroico da parte dell'equipaggio.

"È stato detto che chi doveva occuparsi del soccorso pubblico abdicò ai propri doveri. Il giudizio della Commissione del Senato non concordava con le risultanze dell'autorità giudiziaria e con la condotta colposa del comando del ‘Moby Prince'. Noi siamo partiti da lì" ha detto Romano, "La commissione da me presieduta ha cercato di appurare cosa è avvenuto abbiamo analizzato le condizioni meteorologiche e la posizione della petroliera e la rotta della ‘Moby Prince'. Vi erano stati malfunzionamenti o guasti nella nave? Di che tipo era l'esplosione nel locale eliche di prua della nave? Ci fu una turbativa esterna alla navigazione della nave? Abbiamo acquisito tutta la documentazione esistente".

"Siamo arrivati alla conclusione – ha aggiunto Romano – che le condizioni di visibilità la sera della collisione fossero buone, se non ottime, con vento di brezza e mare calmo. Inoltre abbiamo accertato senza ombra di dubbio, grazie a studi scientifici eseguiti in modo approfondito – ha aggiunto Romano – che la petroliera Agip Abruzzo, contro la quale andrò a collidere il traghetto Moby Prince, si trovava ancorata in rada in una zona dove invece c'era il divieto di ancoraggio".

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