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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Carabinieri Piacenza, il militare trova cimice in auto: “Chi è stato? Vi spacco i denti…”

L’appuntato, arrestato ieri insieme a cinque colleghi nell’ambito dell’inchiesta della procura di Piacenza sulla caserma Levante, aveva appena scoperto di avere una microspia installata sotto la sua auto personale. ”Io li prendo per il collo, li attacco al muro…”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Io li prendo per il collo, li attacco al muro e gli dico: ‘È entrato qualcuno qua dentro? Adesso me lo dici sennò ti spacco tutti i denti…"'. L’appuntato dei carabinieri, arrestato ieri nell'ambito dell'inchiesta della procura di Piacenza sulla caserma Levante, aveva appena scoperto di avere una microspia installata sotto la sua auto personale. E così minacciava i dipendenti di una carrozzeria dove si trovava la vettura. Parlando con un altro indagato, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, il militare ragionava su quando gli avessero messo la ‘cimice' sotto la vettura ("Montarmela fuori casa non è facile… ") e ipotizzava che l'avessero fatto quando aveva, appunto, portato la vettura in carrozzeria per farla riverniciare. Tuttavia, come spiega il gip Luca Milani nell'ordinanza, le persone coinvolte nella vicenda reagiscono in modo diverso alla notizia della microspia: mentre gli altri indagati sono "terrorizzati" di essere stati individuati come responsabili di reati, l'appuntato dei carabinieri "con la solita tracotanza si dichiara convinto di non aver fatto nulla di male".

I carabinieri arrestati a Piacenza, l'inchiesta

Sono sei i carabinieri arrestati ieri a Piacenza, cinque in carcere e uno ai domiciliari, mentre l’intera caserma è stata messa sotto sequestro. Le accuse, gravissime, sono: spaccio di stupefacenti, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa in atti pubblici, arresti falsati, perquisizioni e ispezioni personale arbitrarie e truffa ai danni dello Stato. Sei mesi di indagine portati avanti grazie alle intercettazioni telefoniche e telematiche con l’utilizzo di microspie, come detto, e che hanno svelato "una situazione di illegalità molto grave", ha spiegato Grazia Pradella, procuratrice capo di Piacenza. "Reati commessi in piena epoca Covid-19 con disprezzo delle più elementari regole" di contenimento del virus.

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