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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Piacenza, carabinieri arrestati: “Spaccio durante il lockdown, torture e violenze a innocenti”

Emergono nuovi dettagli sull’inchiesta condotta dalla Procura della repubblica di Piacenza e che ha portato alll’arresto di 6 carabinieri oltre al sequestro della caserma Levante di via Caccialupo. Secondo il neo procuratore Grazia Pradella sono contestati “reati impressionanti, dalla tortura alle lesioni personali, ma soprattutto l’attività di spaccio di droga durante il lockdown mentre la città emiliana piangeva i suoi morti”.
A cura di Ida Artiaco
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Tortura, ricettazione, arresto illegale, lesioni personali, peculato d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, arresti completamente falsati, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello stato. Sono questi alcuni dei reati contestati ai sei carabinieri arrestati nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica della città emiliana, che il neo procuratore Grazia Pradella ha definito "impressionanti se si pensa che siano stati condotti da militari". Lo ha fatto durante la conferenza stampa tenuta questa mattina per spiegare come sia svolta l'indagine, ribattezzata "Odysseus" e durata poco, sei mesi, condotta grazie alle intercettazioni telefoniche e telematiche. "All'interno della caserma Levante, che è stata posta sotto sequestro – ha sottolineato Pradella – la maggior parte dei militari risulta coinvolta. Tutti gli altri sono stati colpiti da provvedimenti cautelari. Non c’è nulla di lecito nei comportamenti osservati". In totale sono state emesse 12 misure di custodia cautelare (5 militari, 6 italiani e un maghrebino), cinque misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari (1 militare e 4 soggetti italiani), 4 misure dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (3 militari dei carabinieri e uno della Guardia di Finanza). Complessivamente gli indagati nell’ambito dell’operazione Odysseus sono 22.

Lo spaccio di droga durante il lockdown e il selfie con gli spacciatori

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Secondo il procuratore, l'indagine in questione ha alcune peculiarità che vanno sottolineate da subito: "Voglio ricordare che tutti i reati più gravi contestati sono stati commessi durante il lockdown con il disprezzo delle più elementari regole di cautela imposte dai decreti governativi". Dunque, mentre Piacenza, tra le province  più colpite dall'emergenza Coronavirus, contava i suoi morti, i militari al centro dell'inchiesta si occupavano del traffico di sostanze stupefacenti "attraverso il tentativo giornaliero di approvvigionamento di droga per il territorio di Piacenza, compiuta con un'attività di staffetta con macchine che trasportavano stupefacenti. Uno dei carabinieri ha custodito la droga per conto di spacciatori nel proprio garage". Con alcuni di loro sono stati scattati anche dei selfie: "Siamo al di fuori di ogni attività lecita. Fa male per chi ha sempre creduto nell'Arma dei Carabinieri", ha aggiunto il procuratore. L’uomo di spicco sarebbe stato un militare della caserma Levante che avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di fiducia che proteggeva grazie al suo ruolo.

Pestaggi e torture contro cittadini innocenti

In quella che sembra essere una caserma degli orrori, oltre alle certificazioni fornite da un carabiniere in modo da consentire a spacciatori piacentini di raggiungere Milano per rifornirsi di droga durante il lockdow ("Se ti fermano digli che già ti abbiamo controllato noi"), tra i vari episodi ci sono appropriazione di droga e il pestaggio di un cittadino arrestato ingiustamente e accusato di spaccio di droga attraverso prove false, costruite ad arte per poter giustificare il fermo. 2Quello che la procura deve chiedersi – ha concluso Padrella – e che deve chiedersi anche l’Arma è come sia stato possibile che un appuntato dei carabinieri con un atteggiamento in stile Gomorra abbia acquisito tutto questo potere". Ancora, nel giorno di Pasqua, sempre durante il periodo di lockdown, uno dei carabinieri coinvolti ha organizzato una festa conviviale, la segnalazione è arrivata in caserma e i colleghi compiacenti non hanno preso provvedimenti.

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