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Bologna, 9 pazienti su 10 in intensiva sono no-vax. Zanoni: “Alcuni minacciano la denuncia se curati”

Andrea Zanoni, direttore della Covid Intensive Care, la terapia intensiva Covid del Sant’Orsola a Bologna, sostiene che 9 pazienti su 10 in terapia intensiva siano non vaccinati. “Quando un no-vax capisce la gravità della malattia, in genere ci pente. Qualcuno invece ci ha minacciato, sostenendo che ci avrebbe denunciato se lo avessimo vaccinato durante l’anestesia”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Andrea Zanoni dirige la Covid Intensive Care, la terapia intensiva Covid del Sant'Orsola, a Bologna. Qui sono ricoverate attualmente 42 persone in degenza straordinaria e 10 in terapia intensiva. Due anni dopo l'inizio della pandemia, spiega in un'intervista al Corriere della Sera, sono cambiati i pazienti, di età sempre più giovani. L'età media, racconta, si è abbassata anche nelle degenze ordinarie, dove arrivano forme di malattia più leggere "Pochissimi gli anziani nei reparti ordinari, mentre in terapia intensiva, invece, la maggioranza delle persone con la polmonite non è vaccinata. Il rapporto è di 9 su 10 pazienti. Quando i no-vax toccano con mano cosa vuol dire la malattia, in genere si pentono. Qualcun altro invece ci ha detto che se avesse ricevuto il vaccino sotto anestesia, ci avrebbe denunciato. Succede anche questo".

Secondo Zanoni, senza i vaccini gli ospedali dovrebbero far fronte a molti più ricoveri, vista la contagiosità della variante Delta. "Su dieci pazienti, nove non sono vaccinati: qualcosa vorrà dire, no? – continua il medico – Questa è una dimostrazione di quanto funzionino i vaccini. Non coprono al 100% l'individuo, ovviamente, ma al 98% sì. C'è sempre il 2% di probabilità di sviluppare la malattia, ma in forma lieve e breve. I vaccinati possono essere contagiosi, ma gli studi dimostrano che nel tempo la contagiosità si riduce a un quarto, con meno possibilità quindi di far circolare ulteriormente il virus".  Senza nuove varianti, il vaccino funziona. Al momento la diffusione delle campagne vaccinali soltanto in Occidente, dove la popolazione è più ricca, mette a rischio il tentativo di immunizzazione a livello globale. Fondamentale per la lotta alla pandemia è diffondere i vaccini nei Paesi poveri, lì dove attualmente è più probabile che si sviluppino nuove varianti.  "In Italia e a Bologna in particolare sembra di essere in una situazione migliore durante l'estate. L'anno scorso questa illusione poi ci ha colto di sorpresa. L'estate del 2021 ha visto invece qualche paziente in più e le previsioni degli esperti dell'Università di Bologna dicono che ci sarà ancora un incremento verso l'inizio di settembre. Il picco non sarà paragonabile a quello vissuto a marzo. Dall'autunno tutto dipenderà dai vaccini: la pandemia non è finita, credo andrà ancora avanti nel 2022 ma per resistere dovremo fare molta attenzione alle scuole. Cosa faranno gli studenti in caso di focolaio? Andranno a scuola solo i vaccinati e gli altri resteranno in DAD? Sono dettagli che contano".

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