Bimbo ucciso a coltellate dalla madre, lei minacciava l’ex marito: “Se io muoio, mio figlio viene con me”

"Se io muoio, anche lui muore con me! E non pensare che io stia scherzando", una frase che oggi risuona tristemente profetica. A dirla all'ex marito sarebbe stata Olena Stasiuk, la 55enne ucraina che ha ucciso il figlio, di soli 9 anni, a Muggia (Trieste), tagliandogli la gola con un coltello da cucina.
I rapporti tra l'uomo e la donna erano tesi da tempo, come ricostruisce Il Piccolo e come confermato a Fanpage.it dal parroco del piccolo comune, don Andrea Destradi, nelle ore immediatamente successive al fatto.
Quando i poliziotti sono riusciti a entrare nella casa della donna, in piazza Marconi, hanno trovato il corpo del bimbo e la madre con ferite sulle braccia, in stato di shock: la 55enne, arrivata in Italia molto prima dell'inizio della guerra, è stata portata in ospedale e successivamente sottoposta a fermo.
Nei prossimi giorni dovrebbe comparire davanti al giudice. Stando a quanto emerso, Stasiuk fino a poco tempo fa era in cura al Dipartimento di Salute Mentale come "paziente psichiatrica", negli ultimi anni viveva di lavori saltuari.
Mercoledì il papà del bimbo, 58 anni, dipendente di una piccola azienda e titolare di un B&b, aveva lasciato il figlio dalla madre. Verso le 21 si sarebbe accorto che l'ex moglie risultava irraggiungibile.
L’uomo e la donna si erano separati già alla nascita del bimbo. Le carte, visionate da il Piccolo, raccontano rapporti fatti di tensioni continue, minacce e violenze. Due anni fa il piccolo aveva raccontato di essere stato stretto al collo dalla madre, con tre giorni di prognosi e un livido sul collo.
Episodi per cui il padre aveva chiesto più volte di non lasciarle il figlio: "È pericolosa". Anche il bambino "non stava volentieri con la mamma", ha confermato don Destradi.
Il tribunale lo aveva quindi affidato al papà e solo di recente erano iniziati gli incontri liberi tra la mamma e il figlio. Incontri che in precedenza avvenivano in forma protetta, con la presenza degli assistenti sociali.
Alle 21.30 il padre, non riuscendo a mettersi in contatto con la donna, ha chiamato il 112. Da qui l'intervento di Polizia e Vigili del Fuoco. L'uomo, dopo la scoperta del corpo, ha avuto un malore e sono dovuti intervenire i sanitari.
Dall’indagine è emerso che la famiglia fosse seguita dai servizi sociali del Comune che tuttavia, ha spiegato il sindaco Paolo Polidori, intervenivano solo "per sincerarsi che fossero seguite le prescrizioni del tribunale successive alla causa di divorzio".
Ho "il grande rammarico legato al fatto che alla madre sia stato consentito di vedere il bambino senza protezione", ha detto il padre del piccolo, come ha riferito il parroco. "Sono completamente devastato", ha aggiunto l'uomo.
Dalla Asl infatti riferiscono invece che la 55enne non era più a carico del Dipartimento di Salute Mentale da diversi anni. Ora bisognerà capire se, in questa situazione di tensione ed estrema fragilità nota a tutti, questa tragedia potesse essere in qualche modo evitata.