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Bimba morta a Roma, il primario: “Sì, c’è stata una complicanza”

Parla il primario anestesista del Policlinico Tor Vergata che è intervenuto in ospedale mentre veniva operata la piccola Gloria: “Abbiamo tentato di rianimare la bambina appena ci siamo resi conto della gravità della situazione”.
A cura di Susanna Picone
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La piccola Gloria non è stata abbandonata. I medici che si occupavano di lei al Policlinico Tor Vergata di Roma erano andati a pranzo come sostiene suo padre. A difendersi, in merito al caso della bambina di due anni e mezzo morta in sala operatoria durante un intervento di tracheotomia, è Mario Dauri, primario anestesista del Policlinico. Il primario, in un colloquio con l’Ansa, ha risposto a quanto detto dal padre della piccola nelle ultime ore e ha parlato di una “complicanza” per Gloria: “C’è stata una complicanza che in casi così gravi può accadere. Sono intervenuto perché chiamato durante l’intervento, ma il collega che operava é esperto. E non è vero che abbiamo sbagliato catetere”. Il primario ha spiegato di aver tentato di rianimare la bambina appena i medici hanno capito la gravità della situazione: “Non è stata abbandonata. E nessuno dell'equipe è andato a pranzo, come dice il padre. Personalmente ne sto soffrendo molto, sono anch’io padre di tre figli, mi metto nei loro panni. Sono estremamente addolorato ed esprimo un senso di assoluta solidarietà ai genitori. Comprendo la loro disperazione, purtroppo l'ematologia pediatrica è un setting piuttosto pesante”.

Gli indagati dovranno ricostruire quanto accaduto in sala operatoria – Intanto, in merito alle indagini sul caso della piccola, i carabinieri hanno sequestrato il catetere, forse incompatibile con i suoi organi tanto da recidere una vena, che la Procura di Roma sottoporrà ad accertamenti. La commissione voluta dallo stesso nosocomio ha invece già ascoltato venti persone per ricostruire una vicenda che avrebbe già evidenziato “responsabilità specifiche” che ricadrebbero su meno di sette persone. Dal Policlinico hanno fatto sapere che saranno “inflessibili”. I sette indagati potrebbero essere convocati a breve in Procura a Roma: i medici, infermieri e anestesisti finiti sotto inchiesta dovranno raccontare cosa è accaduto nelle operazioni svolte durante l’applicazione del catetere. Gli indagati dovranno raccontare al pm Maria Francesca Loy, titolare del fascicolo in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo, come un intervento di routine sia durato diverse ore e cosa non ha funzionato.

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