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Batterio killer a Verona, sospesi tre medici dopo la morte di 4 neonati per Citrobacter

Sono tre i medici dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona sospesi in seguito alla vicenda legata al batterio killer Citrobacter, trovato annidato nel rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale e anche nei biberon, che avrebbe ucciso 4 neonati. Destinatari del provvedimento, che ha validità a partire da oggi, sabato 5 settembre, sono Chiara Bovo, Direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliera di Verona, Giovanna Ghirlanda, Direttore Medico della struttura, e Paolo Biban, Direttore della Pediatria.
A cura di Ida Artiaco
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A partire da oggi, sabato 5 settembre, sono sospesi in via cautelare tre medici dell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona, coinvolto nella vicenda sulla morte di quattro neonati per Citrobacter. Lo ha comunicato nelle scorse ore la Direzione dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, specificando che il provvedimento riguarda la dottoressa Chiara Bovo, Direttore Sanitario dell'Azienda ospedaliera di Verona, la dottoressa Giovanna Ghirlanda, Direttore Medico della struttura, e il dottor Paolo Biban, Direttore della Pediatria. Il batterio killer, che avrebbe ucciso quatto bambini Leonardo, Nina, Tommaso e Alice, mentre altri nove sono rimasti cerobrolesi, dopo mesi di analisi, si è scoperto che era annidato in un rubinetto dell'acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale e anche nei biberon. Sono state anche rilevate carenze igieniche, sottostima del problema e protocolli di sicurezza non rispettati, secondo la conclusione a cui è giunta la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto.

La decisione della sospensione è arrivata dopo la consegna alla Regione Veneto della relazione del commissario dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Francesco Cobello, con le controdeduzioni richieste dal Direttore generale dell'Area Sanità Domenico Mantoan, riguardo alle infezioni da Citrobacter, confermate dalla relazione della Commissione di esperti nominata dal governatore Luca Zaia. Sempre Cobello, sui punti critici evidenziati dalla Commissione regionale, ha sottolineato che "queste osservazioni contribuiscono al processo di revisione delle criticità già in atto presso l'Azienda". Riguardo all'andamento epidemiologico dei casi di Citrobacter koseri il commissario dell'Azienda ospedaliera precisa che "una prima considerazione riguarda il confronto per le infezioni invasive tra gli anni 2019, 2019 e 2020. Nel 2018 un solo caso isolato, nel 2019 tre casi di cui due incerti per modalità di trasmissione e per provenienza, nel 2020 cinque casi di cui uno probabile e poi chiusura del punto nascita".

Infine, "si sottolinea – si legge ancora nella relazione – che in Azienda viene utilizzato quasi esclusivamente latte già fornito dalle Aziende produttive in forma liquida, per il quale non viene richiesta alcuna manipolazione da parte degli operatori, e solo occasionalmente si utilizza latte in polvere per particolari esigenza del neonato. In questo caso – prosegue – non viene utilizzata acqua potabile presa dal rubinetto, ma acqua minerale di bottiglia". Intanto, il Punto nascite dell'Ospedale è stato riaperto lo scorso 1 settembre per i parti non a rischio, dopo la dovuta sanificazione, mentre prosegue anche  l’inchiesta della magistratura. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo plurimo, ma al momento non risulta alcun indagato. Venerdì anche gli ispettori del ministero della Salute hanno contestato la sottostima del problema da parte dell’Azienda ospedaliera, acquisito la relazione della commissione regionale, risentito dirigenti e medici che hanno ripetuto di essere rimasti all’oscuro di tutto fino a maggio scorso.

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