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“Bastardo e padre di m… mi devi dare altri 15 euro”. Gaetano perde la testa e uccide il figlio

“Mi ha aggredito e sfilato il portafogli prendendo altri 15 euro, di più non avevo in tasca. A quel punto ho avuto un corto circuito e gli ho sparato non so quanti colpi”. Questo il racconto di Gaetano Rampello, 57enne assistente capo della polizia di Stato in servizio alla Questura di Catania, su quanto accaduto ieri a Raffadali.
A cura di Biagio Chiariello
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Troppi dissidi familiari, spesso legati anche a motivi economici. Ieri 1° febbraio a Raffadali (Agrigento), dopo l'ennesima lite, con tanto di insulti, Gaetano Rampello, 57 anni, assistente capo della polizia di Stato in servizio alla Questura di Catania, ha estratto la la pistola di ordinanza e, di fatto, ha scaricato un intero caricatore addosso al figlio ventiquattrenne Vincenzo Gabriele, che a lui si era rivolto così: "Bastardo e uomo di m… mi devi dare altri 15 euro".

L'agente, assistito dal suo difensore, l'avvocato Daniela Posante, ieri pomeriggio ha confessato tutto davanti al pm Chiara Bisso e del capitano Alberto Giordano, che coordina il Nor della compagnia di Agrigento e che ha proceduto all'arresto. Era stato lo stesso 57enne a contattare le forze dell'ordine, dicendo dove si trovava e facendosi arrestare mentre era seduto su una panchina nel centro agrigentino. Ha quindi svelato il movente del delitto, da inquadrare nei continui dissidi familiari, anche di natura economica, fra il padre, che viveva a Catania, e il figlio che, dopo la separazione dei genitori, era rimasto a vivere da solo a Raffadali. Il 25enne aveva dei problemi psichici e, per tre anni, secondo il racconto fatto dallo stesso poliziotto, era stato ricoverato in una struttura. E ancora, l'uomo racconta che spendeva troppi soldi negli acquisti online: "Gli davo 600 euro al mese ma non gli bastavano mai, mi picchiava e minacciava sempre per i soldi".

Ieri mattina c'era stata l'ennesima lite, per strada, dove padre e figlio si erano incontrati in seguito all'ultima richiesta di denaro. "Mi ha telefonato chiedendomi 30 euro – avrebbe detto durante l'interrogatorio – quando glieli ho dati ha iniziato a insultarmi e minacciarmi dicendomi che ne voleva 50. Mi ha aggredito e sfilato il portafogli prendendo altri 15 euro, di più non avevo in tasca. A quel punto ho avuto un corto circuito e gli ho sparato non so quanti colpi". Almeno una quindicina con la pistola di ordinanza, poi si è dileguato. Il ragazzo aveva accumulato numerose denunce da parte del padre per le numerose aggressioni del recente passato.

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