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Attentato Tunisi, ecco chi è il terzo attentatore ancora in fuga

Al museo del Bardo, a seminare paura e sangue, c’era anche un terzo uomo. Si tratterebbe della mente dell’attentato, secondo gli inquirenti. Ora è in fuga, come confermato dal presidente tunisino.
A cura di Biagio Chiariello
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Si chiama Maher Ben Mouldi Gaydi e sarebbe il terzo attentatore che mercoledì scorso al museo del Bardo di Tunisi ha seminato morte e terrore (23 vittime, 47 feriti). Si sarebbe occupato della logistica dell’attacco. E sarebbe ancora in fuga. Lo ha rivelato ieri il presidente tunisino Beji Caid Essebsi in un’intervista rilasciata nello stesso museo della capitale. Il ministro dell’Interno tunisino ha spiccato un mandato di cattura contro di lui, invitando i cittadini a riferire alle autorità ogni informazione utile al suo fermo. È stato qualificato come persona “estremamente pericolosa” e capace di compiere altre azioni come quello di mercoledì scorso.

20 arresti dopo l'attentato di Tunisi

I media tunisini ieri hanno riportato la notizia dell'arresto di due terroristi da parte delle forze dell'ordine a Ras al Jebel, vicino a Bizerta. Sarebbero sospettati di far parte di un gruppo estremista islamico collegato in qualche modo all'attentato di Tunisi. Tra il materiale sospetto trovato in loro possesso anche diverse mappe tra cui quelle della zona di confine tra Tunisia e Algeria e alcune del museo del Bardo, considerate riconducibili all'attacco al museo. È stata rinvenuta in possesso dei due arrestati anche una rubrica telefonica con nomi e numeri che farebbero riferimento a terroristi di gruppi tra Tunisia ed Algeria. E’ salito così a 20 il numero di sospettati, arrestati per essere militanti dell’Isis o per avere legami con il terrorismo islamico, e coinvolti nell’attacco nella capitale della Tunisia.

Terroristi uccisi vicini all'Isis

E’ inoltre arrivata conferma sul fatto che i due terroristi uccisi durante il blitz delle forze speciali, facevano parte del gruppo tunisino Katiba Uqba ibn Nafi, vicino allo Stato Islamico. Si tratta di un gruppo che porta avanti da due anni una resistenza sanguinosa nella zona montagnosa attorno al passo di Kasserine. Ufficialmente è la base tunisina dell’Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), ma che sarebbe vicina anche al Califfo e si sta irrobustendo con l’arrivo di combattenti tunisini tornati da Siria e Iraq.

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