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Alberto Stasi condannato per l’omicidio di Chiara Poggi: le tappe della vicenda

Chiara Poggi aveva 26 anni quando il 13 agosto del 2007 fu uccisa nella sua villetta a Garlasco. A dare l’allarme fu il suo fidanzato Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere dopo oltre otto anni di processi e misteri.
A cura di Susanna Picone
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Dopo oltre otto anni dall’omicidio di Garlasco la giustizia ha trovato un colpevole. È Alberto Stasi, ex studente bocconiano e oggi commercialista di 32 anni. Per i giudici è stato lui a uccidere la fidanzata Chiara Poggi nella sua villetta di Garlasco il 13 agosto del 2007. La sentenza definitiva che chiude il cosiddetto “giallo di Garlasco” è arrivata dopo anni di misteri, indagini, processi, assoluzioni e condanne. Il 12 dicembre del 2015 la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza emessa dalla Corte d'assise d'appello milanese il 17 dicembre dello scorso anno: Alberto Stasi dovrà scontare 16 anni di carcere per aver ucciso Chiara Poggi.

Il delitto di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007

Chiara Poggi, giovane di 26 anni, viene trovata morta nella villetta in via Pascoli di Garlasco (Pavia) dove viveva con i genitori e il fratello, in quel momento in vacanza. Era la mattina del 13 agosto del 2007 quando Alberto Stasi, 24enne studente alla Bocconi, chiama i carabinieri per dare l’allarme. Stasi disse di aver trovato il corpo senza vita della fidanzata riverso sulle scale della cantina con il cranio fracassato. L’autopsia dirà che Chiara è stata uccisa tra le 11 e le 11.30 con un oggetto appuntito. Tra i 10 e i 15 colpi inferti tra cui l’ultimo, alla nuca, è stato mortale. Alberto Stasi diventa da subito sospettato del delitto: il 20 agosto riceva infatti un avviso di garanzia per omicidio volontario. La sua casa viene perquisita e i carabinieri sequestrano tre auto, tra cui la sua Golf, due biciclette e diversi attrezzi. Il mese successivo il pm decide il fermo di Stasi: sui pedali di una bicicletta sono state trovate tracce di dna compatibile con quello della vittima. Il fermo del giovane non verrà convalidato: non ci sono prove sufficienti per giustificare un arresto. Il 3 novembre il pm Rosa Muscio chiede il rinvio a giudizio di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi.

Il primo processo con rito abbreviato e l’assoluzione di Stasi

Il primo processo a carico di Alberto Stasi inizia il 9 aprile del 2009. Il pm Rosa Muscio, affiancata dal collega Claudio Michelucci, chiede al gup Stefano Vitelli la condanna del ragazzo a 30 anni di reclusione. Per la difesa Stasi è innocente e va assolto. Il 30 aprile 2009 il gup non emette sentenza, ma esce dalla camera di consiglio con un’ordinanza con cui dispone una superperizia medico-legale e altri accertamenti peritali chiedendo, tra l’altro, verifiche sul computer dell’imputato, sul percorso compiuto dal ragazzo nella villetta di Garlasco dove trovò il corpo di Chiara e sull’orario della morte. Il 17 dicembre 2009 Stasi viene assolto. Il gup, si legge nelle motivazioni, ritiene il quadro istruttorio “contradditorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputato”.

Il processo d’appello: Stasi viene di nuovo assolto

Il processo d’appello a Milano per l’omicidio di Chiara Poggi si apre l’8 novembre del 2011. Il pg Laura Barbaini chiede 30 anni di carcere per Stasi, la parte civile che venga riconosciuta la sua responsabilità e il risarcimento di 10 milioni di euro, mentre la difesa punta ancora sull’assoluzione per mancanza di prove. Il 6 dicembre del 2011 Stasi viene di nuovo assolto. Per la Corte d'Assise d'appello la decisione di primo grado è immune da vizi e merita di essere confermata.

Il processo bis e la condanna di Stasi

Il 18 aprile del 2013 la Corte di Cassazione annulla il processo di secondo grado e rinvia gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano per un nuovo dibattimento. Secondo i giudici della Cassazione nel giudizio di secondo grado erano stati svalutati gli indizi contro Stasi e andavano effettuati, come chiesto da parte civile e pg, una serie di approfondimenti. Il 9 aprile 2014 si apre dunque il processo bis a Milano. La prima Corte d'Assise d'Appello dispone la riapertura del caso con un'integrazione dell'istruttoria dibattimentale e nuovi esami e perizie. Tra questi la ripetizione della sperimentazione della camminata di Stasi che viene completata a due gradini e alla zona antistante la scala della abitazione della vittima. Viene, tra l'altro, sequestrata la bici nera da donna nella disponibilità della famiglia di Alberto. Il pm chiede 30 anni per Stasi contestando anche l’aggravante della crudeltà, la difesa chiede l’assoluzione per mancanza di prove aggiungendo “di voler giustizia ma non sulla testa di Alberto”. Il 17 dicembre del 2014, esattamente 5 anni dopo la prima sentenza a suo carico, Alberto Stasi viene condannato a 16 anni di reclusione.

Il doppio ricorso in Cassazione e la sentenza definitiva

Arriva un doppio ricorso in Cassazione contro la condanna a 16 anni per Stasi: a impugnare la sentenza sia la difesa che chiede di cancellare il verdetto, sia il pg Laura Barbaini che chiede di riconoscere l’aggravante della crudeltà esclusa dai giudici di secondo grado. La sentenza definitiva della Cassazione a 16 anni di reclusione arriva il 12 dicembre del 2015: la quinta sezione penale rigetta entrambi i ricorsi, sia quello della difesa che quello della procura generale di Milano. Mentre per la famiglia di Chiara Poggi giustizia è fatta, per Stasi si aprono le porte del carcere.

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