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La morte di Sissy Trovato Mazza

Agente Trovato Mazza, per la Procura è suicidio, ma sulla pistola non ci sono le impronte di Sissy

La Procura di Venezia vuole archiviare il caso come suicidio, ma sull’arma con la quale la poliziotta calabrese Sissy Trovato Mazza è stata ferita, non ci sono le sue impronte. Fu qualcun altro a sparare? L’aggressore indossava i guanti? Su questi elementi punta la difesa dalla famiglia dell’agente per ottenere indagini che facciano chiarezza su quanto accade due anni fa nell’ospedale di Venezia: chi ha ridotto Sissy in fin di vita?
A cura di Angela Marino
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Per la Procura si tratta di suicidio, ma sull'arma che ha sparato a Sissy Trovato Mazza, non ci sono le sue impronte. È questo l'elemento sul quale il legale della famiglia della poliziotta calabrese, l'avvocato Fabio Anselmo, punta per scongiurare l'archiviazione del caso come tentato suicidio e andare avanti nell'accertamento di quanto avvenne il primo novembre 2016, quando l'agente penitenziaria fu trovata accasciata nell'ascensore dell'ospedale di Venezia con un proiettile nel cranio. Oggi Sissy Trovato Mazza, 28 anni, è in stato neurobegetativo permanente a causa di quella pallottola e la Procura veneta ha avanzato istanza di archiviazione, ma per il familiari la possibilità che qualcuno abbia fatto del male a Sissy, riducendola in coma, è un terribile sospetto che va chiarito. E in tal senso, come sottolineato anche nel servizio del 30 maggio del programma Chi l'ha visto?- che si orienta la lettura del particolare della mancanza di impronte.

L'ipotesi: l'aggressore indossava in guanti

Nel video delle videocamere dell'ospedale, mostrato dal programma di Rai Tre, si vede la poliziotta camminare nel corridoio dell'ospedale, con le mani visibilmente nude, senza guanti, dunque non può essere stata lei a premere il grilletto dell'arma che sparò (la sua pistola di ordinanza). La seconda ipotesi, quella che qualcun altro abbia disarmato Sissy e poi le abbia sparato, implica che l'aggressore indossasse i guanti oppure che si sia preoccupato di ripulire l'arma e lasciarla nel vano dell'ascensore, dove la povera Sissy è stata trovata in fin di vita.

Le condizioni di Sissy

L'agente si trovava in ospedale per controllare una detenuta che aveva appena partorito, svolgendo dunque servizio esterno per conto del Carcere della Giudecca, dove lavorava sempre in ufficio. Dal 1 novembre le indagini si sono orientate sull'ipotesi del gesto suicida, sebbene il quadro psicologico di Sissy non evidenziasse stati di depressione. Qualche giorno prima la ventottenne si era iscritta all'università, quella mattina aveva ricaricato il cellulare, era serena e dinamica come sempre. Sissy, come racconta la famiglia, era un'atleta professionista, era stata nell'Esercito e aveva un carattere determinato e solare.

Le lacune

Sotto la lente del legale dei Trovato Mazza, ora ci sono le lacune investigative del periodo successivo alla tragedia. Il vano dell'ascensore in cui avvennero i fatti non fu sequestrato, ma ripulito poco dopo. La ferita di Sissy, localizzata alla zona occipitale destra della testa, non fu esaminata dal medico legale nell'immediatezza dei fatti, ma solo dopo un mese. Questi e altri elementi verranno sottoposti al Tribunale in questi giorni, mentre, intanto i volontari che si sono riuniti intorno alla famiglia Trovato Mazza, raccolgono fondi per le spese legali. L'agente, infatti, si è vista sospendere lo stipendio lo scorso febbraio.

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