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Ritrovata un’antica tavola d’argilla con i versi inediti dell’epopea di Gilgamesh

Nell’area del Kurdistan iracheno è stata recuperata un’antica tavoletta d’argilla che riporta un frammento inedito dell’epopea di Gilgamesh. Il reperto era finito nelle mani di contrabbandieri di reperti archeologici, ma è stato acquistato dal museo di Slemani per 800 dollari: durante i lavori di traduzione, la sensazionale scoperta.
A cura di Federica D'Alfonso
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Una delle conseguenze più gravi della violenta guerra che sconvolge da tempo il Medio Oriente è il sistematico e sfrenato saccheggio di alcuni dei siti archeologici più antichi e ricchi di storia del mondo. Per fortuna, nel bel mezzo di guerra e distruzione è accaduto qualcosa d'importante: un museo a nord dell'Iraq ha salvato dalle mani dei contrabbandieri un vero e proprio tesoro di reperti archeologici. Ma non solo: durante la catalogazione degli oggetti recuperati, ha trovato qualcosa di nuovo. Il Sulaymaniyah Museum di Slemani, nel Kurdistan iracheno, ha acquistato circa ottanta antiche tavolette d'argilla da un noto contrabbandiere di reperti archeologici, nel tentativo di recuperare alcuni degli oggetti saccheggiati dai siti archeologici durante la guerra: fra i tanti documenti recuperati, i ricercatori hanno scoperto una tavoletta d'argilla diversa dalle altre, che riporta circa 20 versi fino ad ora sconosciuti appartenenti alla famosissima "Epopea di Gilgamesh".

La tavola misura 11 centimetri di altezza ed è scritta in caratteri cuneiformi: come quasi tutti i resti acquistati, il blocco di argilla era ancora ricoperto di fango, ma per fortuna, ancora intatto. La scrittura ha subito attirato l'attenzione di Farouk Al-Rawi, della Scuola di Studi orientali e africani dell'Università di Londra.

Grazie alla collaborazione di Andrew George, professore associato di lingue e culture antiche presso l'università britannica, in soli cinque giorni è stato possibile decifrare la tavoletta di argilla, portando alla luce la sensazionale scoperta: il manufatto potrebbe addirittura risalire al periodo più antico della storia babilonese, fra 2003 e 1595 avanti Cristo, secondo il Museo Sulaymaniyah. Al-Rawi e George hanno però dichiarato di credere il documento sia un po' più giovane, inscrivendolo nel periodo neo-babilonese (626-539 aC).

A prescindere dalla datazione, la novità più importante riguarda il contenuto della tavoletta. Essa infatti riporta alcuni particolari dell'epopea dell'eroe mesopotamico Gilgamesh fino ad ora sconosciuti: i frammenti riguardano il viaggio intrapreso dal sovrano di Uruk insieme al fidato consigliere Enkidu nella "foresta dei cedri", dove incontrano il feroce guardiano Humbaba. Il motivo della spedizione è quello di sconfiggere il divino guardiano, e quindi, conquistare la fama eterna.

scena di combattimento attribuita all'Epopea di Gilgamesh
scena di combattimento attribuita all'Epopea di Gilgamesh

L'epopea di Gilgamesh è una delle più antiche testimonianze della cultura mitico-religiosa delle popolazioni mesopotamiche: si tratta di antichi racconti mitologici sumeri, in seguito rielaborati e trascritti in ambiente semitico, la cui scrittura risale presumibilmente al periodo anteriore all'VIII secolo avanti Cristo. Viene narrata la storia del re di Uruk, Gilgamesh appunto, che dopo la morte del suo fedele amico Enkidu, parte alla ricerca del segreto dell'immortalità.

Di colui che vide ogni cosa, voglio narrare al mondo; di colui che apprese e che fu saggio in tutte le cose. Colui che scrutò i confini del mondo alla disperata ricerca della vita eterna.

Gilgamesh è guerriero crudele e sovrano dispotico: gli dèi, per punirlo, creano dall'argilla un guerriero terribile che ha il compito di combatterlo ed ucciderlo, Enkidu: i due si scontrano ferocemente, ma la battaglia finisce alla pari, tanto da far nascere un profondo rapporto di amicizia. I due eroi partono insieme per un'avventura nella Foresta dei Cedri, dove trovano e sconfiggono il terribile guardiano Humbaba.

tavoletta decorativa che raffigura Gilgamesh fra due minotauri
tavoletta decorativa che raffigura Gilgamesh fra due minotauri

Il particolare più curioso dei venti versi è quello di descrivere in modo mai visto prima il paesaggio, l'ambiente e la fauna della foresta: onomatopee che riproducono i versi degli uccelli, delle scimmie e delle cicale, riportati con assoluta fedeltà ai suoni originali, aggiungendo una descrizione della vita naturale rara, se non sconosciuta fin'ora, nella tradizione letteraria babilonese.

"La tavoletta continua la narrazione laddove le altre fonti s'interrompono: veniamo quindi a sapere che la Foresta dei Cedri è una radura serena e tranquilla. È piena di uccelli rumorosi e di cicale, e le scimmie urlano e gridano fra gli alberi", ha raccontato Andrew George.

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