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Referendum Act: perché è necessaria una riforma dell’istituto referendario

Mario Staderini e Radicali Italiani da tempo sostengono sia necessaria una riforma dell’istituto referendario e a questo scopo hanno lanciato Referendum Act, chiedendo venga finalmente riformata la legge del 352 del 1970 che regola tutti gli aspetti organizzativi delle competizioni referendarie e delle iniziative legislative popolari. “La riforma si potrebbe fare in un giorno, è una legge ordinaria non costituzionale. Se questo Governo, come ha più volte dichiarato, è diverso dagli altri e vuole davvero cambiare verso, allora dovrebbe mettere mano a quel provvedimento legislativo”.
A cura di Charlotte Matteini
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Non solo il ricorso al Tar per bloccare il referendum contro le trivelle del 17 aprile. Mario Staderini e Radicali Italiani sono impegnati su più fronti e uno di questi è quello del Referendum Act, ovvero la riforma della legge del 352 del 1970 che regola tutti gli aspetti organizzativi delle competizioni referendarie e delle iniziative legislative popolari. Il testo, racconta Staderini, non è mai stato modificato e contiene tutta una serie di norme che, insieme all'obbligo di raggiungimento del quorum inserito dai padri costituenti, rende pressoché impraticabile l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito come quello del referendum abrogativo. La democrazia diretta è sempre stata uno dei cavalli di battaglia dei Radicali e la loro campagna per la riforma dell'istituto referendario affonda le radici in tempi antichi. "Sabotando i referendum, fallisce la democrazia", sottolinea Staderini.

Proprio per cercare di arginare questo fallimento, una delle ultime azioni portate avanti
da Staderini e Radicali Italiani è stato un esposto all'Onu, presentato nel 2013, in seguito al lancio della campagna referendaria "Cambiamo Noi" a supporto dei sei quesiti su droghe, immigrazione, giustizia, divorzio breve, finanziamento ai partiti e 8 per 1000, campagna che però non portò alcun risultato perché non si riuscì ad arrivare alle urne. L'esposto, sempre presentato da Mario Staderini, è stato formalmente accolto ed entro luglio l'Italia dovrà presentare una memoria difensiva per difendersi dalle accuse. Istanza che comunque verrà giudicata e arriverà a sentenza e in cui Staderini ripone fiducia, sostenendo che esiste la concreta possibilità di una condanna per l'Italia da parte del massimo organo delle Nazioni Unite per la salvaguardia dei diritti civili e politici. "E' in qualità di cittadino elettore, non di politico, che chiedo vengano rispettati dei diritti costituzionalmente garantiti", spiega Staderini.

Di cosa viene accusata l'Italia? In pratica, da molti anni i governi che si succedono cercano di mettere in campo ogni ostacolo possibile in modo tale da bloccare le iniziative referendarie sul nascere. Senza una struttura solida e ingenti fondi economici a supporto, promuovere iniziative referendarie e legislative diventa pressoché impossibile e lo strumento referendario, quindi, rimane in capo ai soli grandi partiti italiani che possono far fronte a questo tipo di richieste organizzative. Radicali Italiani e il Partito Radicale da molti anni denunciano questa situazione: "Senza avere il supporto di migliaia di consiglieri comunali disposti ad autenticare le firme o soldi per pagare dei notai, è praticamente impossibile organizzare un referendum", sostiene Staderini. "Se oltre a questi impedimenti organizzativi, in più – come sta accadendo con il referendum delle trivelle e contro cui è stato presentato un ricorso al Tar del Lazio per richiederne l'annullamento – il governo si mette di traverso e grazie al suo potere decisionale contrae i tempi della campagna referendaria, invita all'astensione, non trova un accordo con i comitati promotori, allora la democrazia viene seriamente messa in pericolo". Se questo ricorso non dovesse essere accolto dal Tar, non solo verrà impugnato entro il 17 aprile, ma verrà presentata anche un'altra istanza presso l'Onu affinché valuti il comportamento di questo governo e sanzioni eventuali irregolarità.

Cosa potrebbe fare l'Italia per risolvere questo squilibrio democratico? Una riforma ordinaria della legge 352 del 25 maggio 1970, "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo", ovvero del provvedimento che contiene tutte le regole da rispettare per richiedere e organizzare un referendum. n questo testo di legge troviamo, per esempio, l'obbligo di raccogliere in soli tre mesi le 500.000 firme per la presentazione del quesito referendario, anacronistici oneri di certificazione e vidimazione, e soprattutto l'obbligo di far autenticare le firme solo da notai e pubblici ufficiali autorizzati, quali per esempio consiglieri e segretari comunali." Tutti questi obblighi imposti dalla legge 352 del 1970, in vigore da più di 40 anni e mai modificata, hanno di fatto impedito e ostacolato lo svolgersi di numerose campagne referendarie. Mario Staderini, promotore del comitato per il Referendum Act, sostiene che queste procedure siano "ingiustamente restrittive, arbitrarie e irragionevoli" e che, proprio a causa di questi ostacoli legislativi, su 197 richieste di referendum nazionali presentate, ben il 66% non è arrivato al voto o per difficoltà nelle raccolte firme oppure per gli stop imposti dalla Corte costituzionale. Peculiarità dell'Italia è anche un'altra: oltre agli impedimenti legislativi, si contano anche alcuni casi di referendum approvati a larga maggioranza dai cittadini, rimasti però lettera morta. Due esempi su tutti: l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e la privatizzazione della Rai.

E con la riforma Costituzionale che prevede la parziale modifica dell'articolo 75 che regolamenta l'istituto referendario la situazione potrebbe cambiare, ma non in meglio. La riforma Boschi dispone infatti l'abbassamento del quorum per il referendum abrogativo, andando in quella che è la direzione suggerita dal "Codice di buona condotta in materia elettorale" adottato dal Consiglio d'Europa nel 2007 e che definisce "insensato per la democrazia l'esistenza stessa del quorum", ma questa riduzione varrà solo per chi riuscirà a raccogliere almeno 800.000 firme, andando quindi a peggiorare quella che è la situazione attuale, fa notare Staderini. "La riforma della legge del 1970 si potrebbe fare in un giorno, è una legge ordinaria non costituzionale. Se questo Governo, come ha più volte dichiarato, è diverso dagli altri e vuole davvero cambiare verso, allora dovrebbe mettere mano a quel provvedimento legislativo e modificare tutte quelle norme che di fatto ostacolano lo svolgimento dell'iter referendario e che quindi privano i cittadini della possibilità di esprimersi direttamente su questioni importanti," conclude.

Attraverso il sito Referendumact.it è possibile firmare l'appello per la riforma della legge 352 del 1970 e sostenere la proposta lanciata da Mario Staderini.

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