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Massacro Diaz: Questo è “il momento delle scuse”, ma non per Giovanardi

La Corte di Cassazione ieri ha confermato le condanne per i responsabili dei fatti di Genova, ma secondo il Senatore del Pdl la giustizia non ha fatto il suo corso e a pagare non state le persone giuste. Dichiarazioni che si scontrano anche con quelle del capo della polizia, Antonio Manganelli, che si scusa.
A cura di Biagio Chiariello
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Questo è «il momento delle scuse». Lo ammette senza giri di parole il capo della Polizia Antonio Manganelli all'indomani della sentenza di condanna da parte della Cassazione per i fatti avvenuti nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. Si tratta di «scuse dovute» dice Manganelli. Soprattutto ai cittadini «che hanno subito danni, ma anche a quelli che, avendo fiducia nell'Istituzione-Polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza». Di fatto, quello della Suprema Corte è un verdetto che si abbatte come una mannaia sui vertici della polizia, inclusi gli uomini di fiducia dello stesso, Antonio Manganelli, all'epoca dei fatti vice-capo. In tal senso, l’elemento più significativo è la conferma dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, che potrebbe voler dire carriera finita per alcuni dei condannati (tra i quali l'ex vicedirettore dell'Ucigos Giovanni Luperi, il capo del dipartimento centrale anticrimine Francesco Gratteri, e il capo del servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi che allora era vice dello stesso servizio).

Eppure la sentenza della Cassazione non è andata giù a tutti. Il Senatore del Pdl Carlo Giovanardi (uno a caso, insomma…) è dell'idea che ieri la giustizia non ha fatto il suo corso e che a pagare non state le persone giuste:

Nessuno di coloro che hanno messo a ferro e fuoco Genova per due giorni o si sono resi direttamente responsabili delle violenze alla Scuola Diaz, ha pagato per le sue colpe, mentre i più brillanti e capaci dirigenti della Polizia in prima linea contro la criminalità, dovranno andare a casa per un reato di falso aggravato per il quale erano stati assolti in primo grado”.

Il riferimento di Giovanardi è ai reati di lesioni gravi, a carico di 9 agenti, appartenenti al nucleo speciale della squadra mobile, all’epoca. Reati entrati in prescrizione. A differenza dei "capi", il loro lavoro quindi continuerà certamente. E qui ci sarebbe da indignarsi effettivamente. Ma il fatto è che Giovanardi dimentica uno dei punti più ignobili di tutta la vicenda. E cioè che all'indomani dei calci, dei pugni e degli insulti , contro i 92 arrestati vennero presentate dalle forze dell'ordine tantissime "prove" – dal ritrovamento di alcune molotov a spranghe e bastoni -che poi si riveleranno false e portate all'intero della Diaz dagli stessi agenti. In tal senso tutti andrebbero puniti. Dai celerini ai loro comandanti, senza alcuna differenza. A maggior ragione, la condanna è stata giusta per quei "brillanti" vertici che hanno messo una firma sotto un documento risultato poi essere falso, che voleva giustificare un massacro senza alcuna spiegazione.

E a Giovanardi non possiamo dare ragione neanche quando conclude che «con tutto il rispetto per le sentenze, penso che i veri danneggiati da questo esito giudiziario siano l’Italia e gli Italiani onesti». Ciò che emerge della Cassazione è la convinzione che questo verdetto non riuscirà a cancellare quella che rimane una delle pagine più oscure della storia del nostro paese. Le pozze di sangue, gli schizzi sui termosifoni e le pareti, la violenza cieca ed insensata degli agenti di polizia, è una macchia che mai andrà via.
Nonostante ciò, siamo dell'idea che la sentenza Diaz sia una vittoria per ogni cittadino italiano (e in generale, di ogni paese democratico), la vittoria dei diritti inviolabili dell'uomo. La vittoria anche dei poliziotti brillanti davvero, come Donato, che poco fa ha postato questo messaggio sulla nostra pagina Facebook:

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