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Il villaggio in Tanzania per fermare la strage degli albini

Le persone prive di melanina sono considerate dei “demoni” in Tanzania. Uccisi per essere usati in pozioni magiche, e le donne stuprate perché si pensa che avere rapporti con loro guarisca dall’AIDS. Anche per loro è nato il Kabanaga Protectorate Centre.
A cura di Biagio Chiariello
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In una terra nella quale sono disprezzati, temuti e anche cacciati per questioni puramente genetiche, gli albini della Tanzania hanno trovato un rifugio che offre loro un barlume di speranza per il futuro. Il Kabanaga Protectorate Centre nel nord-ovest del paese dell'Africa orientale, vicino al confine con il Burundi, si rivolge a tutte le persone della nazione colpite da questa anomalia, e tristemente note anche come la "tribù di fantasmi", "gli zero" o "il popolo dei Minimei". C'è da dire che nel continente nero gli albini sono più numerosi di quanto si creda. Uno ogni 5000 persone; in Danimarca, tanto per fare un esempio, sono uno ogni 60.000.

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In un Paese in cui ignoranza e pregiudizi vanno purtroppo a braccetto, in molti ritengono che gli albini siano veramente degli spettri. Per altri, sono nati in famiglie maledette. Ma quel che è più sconvolgente, alcuni sciamani realizzano con parti del loro corpo pozioni magiche con cui ottenere salute e prosperità. Un "set" completo di parti di albino – orecchie, lingua, naso, genitali e arti – può valere qualcosa 75.000 dollari. Le ragazze vengono stuprate perché si pensa che avere rapporti con loro guarisca dall'AIDS. Inutile dire che le persone prive di melanina hanno anche difficoltà a trovare lavoro, a sposarsi, a stare in società.

La fotoreporter di Associated Press Jacquelyn Martin ha visitato il centro che ospita questi sfortunati, come si vede nelle sue foto pubblicate dal Daily Mail: "I bambini rompono il tuo cuore. Soprattutto quelli che sono stati abbandonati. Sono così unicamente belli". In Tanzania, infatti, capita anche che i genitori abbiano paura dei propri figli o che a volte siano costretti ad abbandonarli perché temono i pregiudizi dei membri della loro comunità. La superstizione è così radicata che, in mancanza di “materia prima”, vengono profanate anche le loro tombe, tanto che ormai i defunti vengono seppelliti sotto una colata di cemento.

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