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Così vedo l’Italia, le foto che raccontano il Belpaese visto da adolescenti stranieri

Il concorso di Intercultura giunge al termine con la nomina di otto vincitori. Andiamo a conoscere i giovani fotografi e le famiglie che li hanno ospitati.
A cura di Intercultura Onlus
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Come vedono l’Italia gli studenti stranieri che stanno trascorrendo un anno scolastico nel nostro Paese grazie alla Onlus Intercultura? Siamo etichettati con la classica immagine “calcio, pizza, mafia” oppure c’è qualcosa di più di cui, magari, non ci siamo accorti neppure noi? A dare una riposta è il concorso di Intercultura "Così vedo l'Italia", giunto alla XV edizione,che raccoglie le migliori fotografie in cui gli adolescenti di tutto il mondo qui in Italia pensano di aver colto i diversi aspetti dell'identità italiana.

Tra 250 foto arrivate in 5 mesi, 8 sono le vincitrici, decretate il 15 aprile da una giuria di esperti. I vincitori saranno ospiti dal 6 al 10 maggio presso le famiglie di Ivrea (i volontari sono gli ideatori di questo concorso), dove avrà luogo la premiazione finale. Ecco un assaggio di cosa hanno ritratto e pensato del Belpaese gli otto ragazzi, coadiuvati dalle famiglie ospitanti. Chi è – o potrebbe essere – interessato a ospitare uno studente straniero per accrescere la propria dimensione internazionale, può visitare la pagina "Aggiungi un posto a tavola" per ulteriori informazioni.

S: Partiamo dalla foto in concorso, che aspetto della cultura italiana hai voluto rappresentare e perché?

Frederik: Volevo mostrare gli anziani in Italia, che sono molto importanti. Sono sempre fuori e quando li vedo mi sto facendo un "film", sembra "Nuovo Cinema Paradiso" o un vecchio film italiano, e mi fa tanto piacere.

Alexsandra: ho voluto rappresentare le tradizioni italiane attraverso la storia delle abitudini quotidiane perché le tradizioni derivano dalla storia di un popolo e ci permettono di capire lo stile di vita di un Paese.

Marta: Ho voluto rappresentare le differenze che esistono tra le regioni italiane. Queste differenze fanno la ricchezza dell'Italia. Senza una di queste regioni, l'Italia non sarebbe piu' la nazione che ho conosciuto.

Nanticha, detta Lynn: L’importanza della famiglia: è significativo trascorrere il tempo con la famiglia anche se è semplicemente parlare o mangiare insieme.

Flavia: Ho voluto rappresentare la bellezza della natura sul territorio italiano perché ci sono tanti posti bellissimi.

Terat: In Italia, ci sono tante feste, il carnevale è una di queste. Durante la sfilata delle mascherine, ho visto il volto dell’anziana signora e il suo sguardo malinconico mi ha fatto pensare a lei bambina che si divertiva come quei bambini in passerella. Ecco perché io ho chiamato questa foto “la nostalgia”.

FO: L’Italia vista da vostro/a figlio/a ospitante, vi ha stupito? Le vostre abitudini o il vostro modo di vedere la cultura italiana è cambiato durante questa esperienza di accoglienze di uno studente adolescente proveniente da un altro paese?

Famiglia Leone di Piacenza (Marta): Si, ci ha stupito di vedere come gli occhi di una adolescente di un altro paese percepiscono le diversità culturali esistenti nel nostro paese come elemento di ricchezza e non come divisione. Ora vediamo la cultura italiana non solo con i nostri occhi ma anche dal punto di vista una ragazza straniera.

Famiglia Fierro di Como (Lynn): Stupito, no, però questa esperienza ci ha portato sicuramente a riflettere su abitudini e aspetti di vita che consideravamo scontati ogni qual volta è capitato di doverli spiegare a nostra figlia ospitante.

Famiglia Aiello di Bagheria/Palermo (Frederik): Abbastanza. La mia visione dell'Italia, da sorella ospitante, era già cambiata grazie alla mia precedente esperienza in Costa Rica, di 6 mesi.

Famiglia Monne di Lecce (Terat): In famiglia aleggia un’atmosfera di curiosità molto bella, direi creativa. Stiamo imparando tante cose curiose e interessanti della sua cultura.

Famiglia Bogliolo di Savona (Thananya): vedere l’Italia con gli occhi di un ragazzo che arriva dall’altra parte del mondo aiuta a capire come viviamo e come potremmo vivere.

FO: Che cosa hai imparato da questa esperienza o che cosa hai appreso da questa nuova cultura? Ci sono aspetti che tu o i tuoi figli avete adottato a lavoro, a scuola, in famiglia?

Famiglia Leone di Piacenza (Marta): Abbiamo imparato non dare mai nulla per scontato. Ci siamo resi conto che in altri paesi esistono ancora fra i giovani dei valori che in Italia si stanno perdendo.

Famiglia Aiello di Bagheria/Palermo (Frederik): Ho imparato ad essere più paziente, ad ascoltare e a condividere pensieri ed esperienze

Famiglia Anselmi di Torino (Alexsandra): Ciò che ci ha maggiormente colpito della cultura russa è l’orgoglio e il patriottismo, che manca a noi italiani.

Famiglia Fierro di Como (Lynn): Sentirsi famiglia non è solo legame di sangue ma vivere giorno per giorno insieme e sentire di amare l’altro ogni giorno di piu’: ospitare Lynn ha confermato tutto questo. Un piccolo aspetto pratico che conserveremo nel tempo è mettere in tavola tutte le pietanze contemporaneamente.

Famiglia Firincielli di Augusta (Flavia): ho imparato tante cose di cui farò tesoro. Di quanto sia bello capire e vivere momenti diversi dalla tua cultura.

Famiglia Monne di Lecce (Terat): Amare i propri figli, familiari è scontato, scoprire giorno dopo giorno di amare un ragazzo che qualche mese prima non immaginavi esistesse, è il dono più bello che il Signore ci ha donato. Ci stupisce la sua calma, il suo equilibrio interiore, vorremmo essere contagiati dalla sua serenità.

Famiglia Bogliolo di Savona (Thananya): la cosa che ho più apprezzato è quella che a tutti noi sicuramente manca è la calma!

S: Cosa porteresti della cultura italiana nel tuo paese d’origine? Cosa invece vorresti importare in Italia della tua cultura d’origine?

Frederik: La relazione e la grande famiglia!

Alexsandra: mi piace soprattutto come gli architetti italiani hanno, nel corso della storia, personalizzato anche le case con immagini umane o animali, dando un’idea molto personale e immaginaria ai palazzi del centro cittadino. Inoltre hanno pensato alle città come luoghi dove si potesse passeggiare nel verde e in tranquillità. Mi piacerebbe che in Italia si utilizzasse di meno l’automobile e ci fosse più spazio per muoversi a piedi o con i mezzi pubblici perché in questo modo si hanno più occasioni per parlare con gli altri.

Marta: Porterei l'abitudine di festeggiare il Carnevale. Le persone si vestono con i costumi fatti a mano. Tanti bambini vanno alle feste mascherati e si divertono molto.

Lynn: Porterei in Thailandia dall’Italia il modo di condividere le idee di ognuno, ad esempio parlare anche durante la cena, per capire meglio come pensano gli altri. Invece, porterei in Italia l’importanza del rispetto per gli adulti.

Flavia: porterei l’unione della famiglia, il pranzare e cenare insieme. Porterei invece in Italia il mio sistema scolastico.

Chase: porterei a casa una forma d’arte particolare: “la passeggiata”. Invece in Italia non sarebbe male avere un po’ di orgoglio nazionale.

Terat: Io porterò un pizzico di ospitalità di “stile italiano” (calorosa e amichevole). Non voglio dire che gli italiani sono tutti uguali, ma in alcune situazioni ci vorrebbe più rispetto (a scuola i ragazzi ai professori, i figli ai genitori). La calma nei momenti di discussione.

S: Secondo il tuo punto di vista privilegiato, quali sono gli aspetti positivi su cui l’Italia deve puntare?

Frederik: Ci sono un sacco di cose, per esempio la bellezza, il cibo, la interessante cultura

Alexsandra: In Italia c’è un clima abbastanza caldo che potrebbe permettere molta vita all’aria aperta, facendo sport o anche semplicemente andando a scuola o al lavoro in bicicletta.

Marta: Proteggere e valorizzare tutte le specialita' che coltiva e produce con marchi che garatiscano qualita', genuinita' e provenienza.

Lynn: Conservare e valorizzare tutto il patrimonio culturale che ha: storia, arte, design, e la cucina.

Flavia: in Italia bisognerebbe puntare di più sull’istruzione.

Thananya: l’educazione in generale e il fatto che gli italiani leggono tanti libri.

FO e S: durante questi mesi in Italia, ci sono mai stati tra voi fraintendimenti “interculturali”? Se si, raccontaci l’episodio e il modo in cui avete superato l’accaduto.

Alex: I primi giorni in cui stavo in questa famiglia finito il pranzo o la cena mi alzavo da tavola senza chiedere il permesso. Mi accorgevo che mi guardavano male ma non capivo perché. Solo dopo qualche giorno mamma e papà mi hanno detto che è maleducazione alzarsi da tavola prima che tutti gli altri abbiano finito, e che comunque bisogna sempre chiedere il permesso.

Famiglia Leone di Piacenza (Marta): Nei primi tempi non ci siamo capiti su come cucinare e mangiare la pasta, in Italia si mangia con tante cose buone e sempre salate, invece in Polonia si puo' anche mangiare con zucchero, composta di fragole, formaggio fresco e fragole, papavero. Ogni pizzeria in Polonia serve la pizza con ananas e ci mette sul tavolino le salse(per esempio salsa bianca-yogurt, maionese, aglio, origano). L'abbiamo superato perche' ora Marta mangia la pasta in tutti modi e noi spesso assaggiamo la pasta cucinata da Marta come si mangia in Polonia.

Lynn: S: Sì, i primi tempi, quando parlavano ad alta voce, pensavo sempre che erano arrabbiati. Famiglia Fierro di Como: Quando ci siamo accorti dell’equivoco, abbiamo spiegato che si trattava semplicemente della nostra modalità di confronto in discussioni su argomenti che ci appassionavano molto, modalità vista da Lynn, forse, in modo troppo vivace e rumoroso.

FO: consigliereste questa esperienza ad altre famiglie interessate ad ospitare?

Famiglia Anselmi di Torino (Alexsandra): decisamente si! Troviamo che sia molto bello conoscere comportamenti e abitudini diverse dalle nostre e verificare che forse va bene anche comportarsi in modo diverso da come abbiamo sempre pensato fosse ‘giusto’.

Famiglia Bogliolo di Savona (Thananya): Sicuramente si, questo non significa che sia un’esperienza facile: aprire la propria porta di casa e il proprio cuore ad un estraneo non è semplice ma, superate le difficoltà, riempe la famiglia di nuova linfa vitale.

Famiglia Leone di Piacenza (Marta): Consiglieremo questa esperienza a chiunque interessato ad ospitare. Tutte le famiglie possono mettersi in gioco ed accogliere uno studente proveniente da un altro paese come un loro figlio. Noi siamo alla terza esperienza, siamo molto contenti e non abbiamo ancora finito.

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