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Cinque cose che forse non sapete su San Francesco d’Assisi

Siete sicuri che tutto quello che avete sentito sul “santo poverello” sia vero? Che voleva una Chiesa più povera? Che provò ad intavolare un dialogo interreligioso con il sultano d’Egitto? Che abbia scritto la “Preghiera semplice”?
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San Francesco d'Assisi
San Francesco d'Assisi

Il 4 ottobre si celebra la festa di Francesco di Assisi, uno dei santi più amati del mondo, “il poverello” per eccellenza, simbolo di pace, mansuetudine, generosità, un vero e proprio simbolo per i cattolici, al punto che anche il Papa in carica, per la prima volta nella storia, ha voluto assumere il suo nome. Ma l’immagine che da secoli ci viene offerta da San Francesco corrisponde alla realtà? Siete sicuri di sapere proprio tutto sull’uomo che parlava con gli uccelli e convertiva i lupi? Ecco cinque cose su di lei che forse ancora non conoscete.

Francesco era sì povero, ma pretendeva che le chiese fossero ricche. Oggi molti utilizzano la sontuosità degli edifici di culto, dei paramenti sacri, dei calici d’oro come strumento di attacco alla Chiesa cattolica sostenendo, invece, che sia necessario “tornare ad una povertà francescana”. Francesco non avrebbe mai tollerato che l’Eucarestia fosse posata in un calice non di oro e che le chiese fossero spoglie. “ Vi prego, più che se riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici che debbano venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo. – scrisse in una lettera – I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa. E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogo prezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.”

San Francesco si recò in Egitto per incontrare dal Sultano Malik Al Kamil, ma non per una missione di pace o di dialogo interreligioso, come diremmo oggi, ma, più semplicemente, per provare a convertirlo, come è evidente dal tenore del suo discorso. “I cristiani – disse allora al sultano- agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi.” La missione di San Francesco non sortì alcun effetto ed il nativo di Assisi non poté far altro che tornare a casa senza aver conseguito risultati apprezzabili.

 Francesco era considerato un santo già in vita, al punto che in molti volevano solo vederlo, toccarlo o avere qualcosa che era stato suo per essere guariti da qualche male. Era difficile, però, ottenere oggetti materiali che fossero stati di sua proprietà, perché Francesco non possedeva nulla oltre ad una tonaca, una cintura ed un paio di calzoni. Per questo la gente, non di rado, chiedeva di avere, come se fossero delle reliquie, pezzi delle unghie tagliate a quello che considerava un santo. Francesco fu costretto addirittura ad imporre ai frati che gli tagliavano le unghie di buttarle subito via, proprio per evitare che qualcuno potesse appropriarsene.

Francesco disprezzava il denaro al punto da considerarlo alla stregua del diavolo ed ai suoi frati era assolutamente vietato anche solo toccare una moneta. Un giorno, però, un uomo lasciò una offerta in denaro sotto la croce della chiesa di Santa Maria della Porziuncola ed uno dei fraticelli la prese con una mano e la poggiò sul davanzale di una finestra. Questa cosa fu riferita a Francesco ed il frate decise di recarsi da lui per scusarsi. Si prostrò quindi a terra in attesa della punizione, che Francesco gli comminò subito: togliere con la bocca la moneta dalla finestra e deporla su sterco d’asino fuori dalla chiesa, a simboleggiare che non c’era differenza tra quel denaro e lo sterco. Il frate obbedì senza fiatare, quasi sollevato che la punizione fosse così lieve.

La cosiddetta “Preghiera semplice di San Francesco” è una tra le più famose del mondo: è quella che inizia con “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove è odio, fa’ che io porti l’amore…”. C’è un solo problema: san Francesco non l’ha mai scritta. Si tratta, infatti, di un testo di inizio Novecento e non è stata neppure scritta da un frate francescano. In effetti, come hanno appurato gli studiosi, sarebbe difficile attribuire a Francesco una preghiera in cui Gesù Cristo non è neppure nominato o che non faccia riferimenti alla Bibbia o nella liturgia cattolica. L’equivoco è nato perché il testo, la cui data di composizione e l’autore sono incerti, fu fatto stampare sul retro di una immaginetta di San Francesco nel 1918 da padre Etienne Benoit perché gli sembrava che la “Preghiera semplice” richiamasse tutti i valori di cui Francesco era stato portatore in vita.

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