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Chicco e la mamma salvi dopo due giorni sotto neve e macerie: come sono sopravvissuti

Evidentemente l’edificio ha mantenuto delle zone integre al piano terra o al seminterrato.
A cura di Davide Falcioni
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Adriana Parete è la donna estratta viva, insieme a suo figlio, dalle macerie dell'hotel Rigopiano, travolto e distrutto da una slavina che si è sganciata dal Gran Sasso due giorni fa dopo l'impressionante sequenza di scosse sismiche che ha interessato tutta l'area. La donna e il bambino sono stati trasportati all'ospedale di Pescara e stanno bene, dopo essere stati stabilizzati e posti sotto osservazione per motivi precauzionali, mentre il marito Giampiero, scampato alla tragedia perché assente dalla struttura ricettiva, è stato informato e, come è comprensibile, è il volto stesso della felicità.

Chi sono Giampiero Parete e Adriana

Due giorni fa Giampiero era uscito dall'hotel per andare a caricare i bagagli in auto, mentre la moglie stava saldando il conto: "Sabato la mia bimba ha compiuto 6 anni, la prossima settimana tocca a mia moglie. Abbiamo già fatto una bella festa in un ristorante di Montesilvano. Ma la piccola voleva vedere la neve. Siamo stati già due volte al Rigopiano. Io non dovevo lavorare, e i bambini non avevano ancora fatto assenze, quindi potevamo fargli saltare tre giorni. Così abbiamo preso una tariffa scontata infrasettimanale e siamo andati". La vacanza non è andata nel migliore dei modi a causa del maltempo, così Giampiero aveva deciso di ripartire con un giorno di anticipo, salvo accorgersi che la strada era completamente innevata e dover tornare indietro, in attesa dello spazzaneve. E' in quel momento che la slavina si è abbattuta sull'hotel.

Ma come hanno fatto a sopravvivere i superstiti? Secondo Adelina Ricciardelli, past president Fimeuc (Federazione italiana medici dell'emergenza-urgenza e delle catastrofi), "può sembrare incredibile, ma in questi casi non è come essere sepolti sotto la neve: l'edificio, che evidentemente era ben costruito, ha mantenuto delle zone integre al piano terra o al seminterrato, isolate dalla coltre neve e dai detriti come fossero un airbag, ma con preziose sacche d'aria all'interno. Un ‘effetto campana' che, evidentemente, ha isolato anche i superstiti, tenendoli al freddo, ma ha consentito loro di sopravvivere".

I superstiti potrebbero essere almeno una decina: "Se alcune stanze sono rimaste quasi integre, anche se isolate dal resto dei locali, allora c'è spazio per la speranza. Nonostante l'abbondante nevicata, queste persone non sono state sorprese da una slavina in mezzo alla neve – dice  l'esperta – Per questo le possibilità di sopravvivenza erano maggiori. Anche se in passato – aggiunge – ricordo di un ritrovamento dopo 2 giorni sotto la neve di una persona ancora viva".

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