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Cassa in deroga: i soldi sono finiti. 350 mila lavoratori rischiano il sussidio

I fondi per gli ammortizzatori sono esauriti. Secondo il ministero del Lavoro il buco è di 330 milioni. Per le Regioni la situazione è anche peggiore. Ed ora i ministri Giovannini e Saccomani pensano ad un decreto ministeriale per risolvere il problema.
A cura di Biagio Chiariello
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Ci sono almeno 350mila lavoratori che rischiano di restare senza cassa in deroga. Un problema che riguarda tutta Italia, secondo quanto riportato da Repubblica e che potrebbe aggravarsi ulteriormente più visto che né l’Inps (che dovrebbe tirar fuori i soldi) né il ministero del Lavoro (che regola la questione) hanno il quadro completo della situazione. Il quotidiano denuncia poi "un buco di 330 milioni di euro solo sul 2013", nonostante il governo abbia "sbloccato 500 milioni per accelerare i pagamenti arretrati" ai quali vanno poi aggiunti "287 milioni dirottati in extremis dai fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia". La stima – si legge – è di Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil. Un quadro che spinge il ministro del Lavoro Enrico Giovannini a rassicurare che ci sarà massimo impegno per ridurre i disagi."Inoltre il ministero svolgerà un monitoraggio accurato per vigilare che i fondi vengano tempestivamente erogati agli aventi diritto” prosegue la nota.

Meno ottimistiche sono però le regioni. "La vicenda Cig in deroga è arrivata ad un punto di non ritorno: le Regioni sono estremamente preoccupate, con le risorse messe a disposizione dal Governo in alcune Regioni per molte decine di migliaia di lavoratori non ci sarà copertura e questo rischia di determinare un contenzioso tra aziende e lavoratori" spiega Gianfranco Simoncini, coordinatore degli assessori al Lavoro presso la Conferenza delle Regioni e assessore al Lavoro in Toscana. E secondo il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino "ci sono 400 mila  lavoratrici e lavoratori coinvolti da questa disciplina straordinaria che fanno parte di aziende e settori non coperti dagli ammortizzatori ordinari e che non avrebbero avuto alcun sostegno e si sarebbero trasformati in licenziamenti".

A questo punto i ministri Giovannini e Saccomanni (Economia) nei prossimi giorni proveranno a firmare un decreto interministeriale sui criteri per la cassa in deroga nel 2014. Due i punti sui quali si concentrerà il provvedimento: la durata del sostegno per chi lo ottiene e la prorogabilità degli accordi. Scrive ancora Repubblica:

In vista del passaggio ai nuovi ammortizzatori, il ministero del Lavoro punta dunque a limitare progressivamente nei prossimi anni il numero di mesi per i quali i lavoratori possono ricevere questo assegno sociale. In più, si intende bloccare ogni forma di prorogabilità del diritto al sostegno quando questo scade. Oggi invece, nella gran parte dei casi, le regioni, le imprese e i sindacati tendono a prorogare quasi a oltranza gli ammortizzatori in deroga quando i termini arrivano al termine. Uno degli obiettivi del decreto in preparazione è indurre le regioni a scelte di spesa sociale sulla base di criteri più omogenei fra loro.

La cassa integrazione in deroga è nato come strumento di emergenza all'inizio della crisi economica del 2009. Ad usufruirne le piccole imprese di ogni genere: dall'edilizia agli studi di notarili, passando per i commercianti e gli artigiani. Lo scopo, infatti, era (ed è ) permettere di avere accesso alle integrazioni salariali della CIG anche alle aziende più piccole e alle imprese più grandi che però superano i limiti di durata della Cassa integrazione guadagni ordinaria e della Cassa integrazione guadagni straordinaria . A titolo di confronto, nel 2012 le medie e grandi imprese industriali hanno versato 3,6 miliardi per gli ammortizzatori e hanno utilizzato CGIO e CGIS per 5,2 miliardi. Per loro il fabbisogno da coprire è dunque di circa la metà rispetto alle piccole imprese.

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