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Bertolaso ordinò agli scienziati: “La verità sul terremoto non si dice” [AUDIO]

“Non ti preoccupare, dobbiamo rassicurare tutti” così l’allora capo della Protezione civile in una telefonata col sismologo Enzo Boschi a tre giorni dal sisma de L’Aquila. Parole che suonano come macigni all’indomani della condanna degli esperti della Commissione Grandi Rischi per omicidio colposo plurimo.
A cura di Biagio Chiariello
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Bertolaso ordinò agli scienziati: “La verità sul terremoto non si dice” [AUDIO]

9 aprile 2009. Tre giorni il terremoto de L'Aquila. L’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso convoca una riunione di esperti della commissione Grandi Rischi. Oggi Repubblica diffonde una intercettazione nella quale avrebbe chiesto loro di diffondere un comunicato stampa occultando la verità. Bertolaso si confronta con il sismologo Enzo Boschi. I due hanno premura di trasmettere messaggi il più possibile tranquillizzanti. E' lo stesso giorno in cui la Commissione si sarebbe riunita a Roma nella sede dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La stessa Commissione di esperti condannati, qualche giorno fa, a 6 anni di reclusione per aver diffuso false informazioni prima del sisma. E cioè non per «non aver previsto il terremoto», ma per essersi asservita alla politica e a quei messaggi in cui si suggeriva di rasserenare la popolazione aquilana.

Bertolaso, dicevamo, è a telefono con Enzo Boschi: «Mi hanno chiesto: ma ci saranno nuove scosse?». La tensione per il terremoto e la paura che lo sciame sismico possa far salire il numero delle vittime sono altissime, così l'ex numero uno della Protezione Civile spiega al sismologo che c'è bisogno di una comunicazione non allarmante:

La riunione di oggi è finalizzata a questo, quindi è vero che la verità non la si dice». E ancora: «Alla fine fate il vostro comunicato stampa con le solite cose che si possono dire su questo argomento delle possibili repliche e non si parla della vera ragione della riunione. Va bene?». Boschi risponde: «Non ti preoccupare, sai che il nostro è un atteggiamento estremamente collaborativo. Facciamo un comunicato stampa che prima sottoponiamo alla tua attenzione».

Parole che suonano pesanti come un macigno a pochi giorni dalla sentenza del Tribunale de L'aquila che ha condannato a sei anni i sette "scienziati" della Commissione Grandi Rischi con l'accusa più grave: omicidio colposo plurimo, causato dalla sottovalutazione del rischio sismico e false rassicurazioni alla popolazione. Una sentenza che ha causato non poche polemiche, a partire dalla reazione stizzita del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ieri ha rapportato il verdetto dei giudici aquilani a quello che condannò Galileo Galilei: «Se il motivo è che non hanno fatto una previsione esatta del terremoto, questo è assurdo. Spero che l'appello ribalti tutto, chiederò agli scienziati di ritirare le dimissioni».

Ma le intercettazioni raccontano un'altra verità. Quella, appunto, di occultare i reali rischi di un terremoto. Del resto sempre Repubblica scrisse che già in un'altra occasione, il 30 marzo del 2009, ovvero 7 giorni prima del terribile sisma, Bertolaso si era dato da fare per tranquillizzare una popolazione con i nervi a fior di pelle per via dei mesi di piccole scosse e degli annunci di Giampaolo Giuliani, secondo cui un forte terremoto avrebbe colpito Sulmona. Bertolaso aveva chiesto ai «luminari del terremoto» di riunirsi il giorno dopo all'Aquila per «zittire subito qualsiasi imbecille», per «tranquillizzare la gente» e per dire che «cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male. Capito?».

Ecco perché ci troviamo d'accordo col commento di Primo di Nicola su L'Espresso:

Questo processo è stata una sconfitta per tutti. E’ lo Stato che ha condannato se stesso. Uno Stato che in quel 31 marzo 2009 aveva rinunciato al suo ruolo: quello di proteggere i cittadini per piegarsi alla volontà della politica che doveva mettere a tacere i disturbatori. E’ per questo che quello che si è svolto nel tribunale dell’Aquila non è stato un processo alla scienza. E’ stato piuttosto un processo a scienziati che di fronte al volere dei potenti dell’epoca hanno “staccato” il cervello e obbedito agli ordini.

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