172 CONDIVISIONI

Terremoto L’Aquila, 6 anni di carcere per coloro che dissero che “non era niente”

Tutti condannati: il giudice del tribunale dell’Aquila ha condannato a sei anni di reclusione i membri della Commissione Grandi rischi che alla vigilia della forte scossa sismica del 6 aprile, rassicurarono gli aquilani circa l’improbabilità di un terremoto.
A cura di Biagio Chiariello
172 CONDIVISIONI
Terremoto L'Aquila, 6 anni di reclusione per coloro che dissero che "non era niente"

 Tutti condannati a sei anni di carcere i sette imputati del processo Grandi rischi all'Aquila. Questa la sentenza del Tribunale provvisorio dell'Aquila nei confronti dei protagonisti dell'organo scientifico della presidenza del Consiglio messo alla sbarra con l'accusa più grave, quella di omicidio, causato da sottovalutazione del rischio sismico e false rassicurazioni alla vigilia di quel 6 aprile 2009. Ma alle 3.32 una forte scossa sismica si prese la vita di 308 vittime (1.500 furono i feriti). Ai sette, infatti, si contesta sopratutto l' aver dato «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» sulla pericolosità di quelle devastanti scosse. L’accusa aveva chiesto quattro anni per i sette imputati, per omicidio colposo plurimo, cooperazione in disastro colposo e lesioni gravi. La difesa, invece, e, mentre i legali degli imputati sosteneva la tesi dell'assoluzione piena basata sull'impossibilità di prevedere gli eventi sismici, posizione condivisa a livello internazionale dai ricercatori.

OMICIDIO COLPOSO PLURIMO – I sette condannati sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente dell'Ingv, Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

«Sono avvilito, disperato. Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato». Con queste parole l' ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, commenta a caldo la sentenza di condanna. Di «sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti» parla l'avvocato Marcello Petrelli, difensore del professor  Barberi. «Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini». Così il professor l'ex vicecapo della Protezione civile De Bernardinis, ha commentato la sentenza di condanna a sei anni. «La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio – ha aggiunto – le accetterò fino in fondo».

31 MARZO 2009 , "UN TERREMOTO A L'AQUILA? IMPROBABILE"- Si conclude così, dopo 30 udienze di fuoco il processo contro i membri della Commissione Grandi rischi. Fulcro dell'inchiesta era il verbale redatto in occasione della riunione del 31 marzo 2009 sugli eventi sismici all'Aquila. Risultato di quella riunione furono le rassicurazioni per gli aquiliani, in merito all'eventualità di una forte scossa: improbabile.  In particolare si contestava «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico». Il rinvio a giudizio per i sette imputati era motivato anche da una serie di interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla.

L'accusa puntava il dito contro la commissione Grandi Rischi, alla luce di una scarsa analisi dei rischi:

Una corretta analisi dei rischi e una corretta informazione avrebbero potuto, in primo luogo, suggerire misure di prevenzione a livello collettivo quali, ad esempio, la previa selezione e individuazione di luoghi di raccolta da comunicare alla popolazione, indicazioni sulle vie di fuga, su come radunarsi, su come prestare assistenza o abbandonare le abitazioni danneggiate, l’allestimento o il potenziamento di mezzi di soccorso immediatamente operativi, l’aumento della recettività ospedaliera e delle strutture di primo soccorso, o anche una più generale consapevolezza e una più ampia preparazione all’emergenza. Inoltre una corretta analisi dei rischi e una corretta informazione avrebbero potuto senz’altro suggerire misure di prevenzione a livello individuale.

172 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views