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Veneto: batterio killer nel macchinario per le operazioni al cuore causa sei morti e 18 infettati

Il mycobacterium chimaera era annidato nel macchinario per il riscaldamento del sangue ed ha causato 6 morti e 18 persone infettate: il tempo di incubazione del batterio, però, varia da uno a sei anni e controlli sono in corso anche su altri pazienti.
A cura di Davide Falcioni
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Sei persone morte e diciotto infettate: apparentemente tra di loro non c'era nessun legame, anche se un'inchiesta ha accertato la presenza di un filo conduttore. Tutti infatti erano stati sottoposti a interventi chirurgici al cuore negli ospedali di Vicenza, Treviso e Padova; l'ultimo decesso risale al 2 novembre ed è quello dell’anestesista Paolo Demo. E' stata questa morte a far scattare l’allarme e dare avvio a un'approfondita indagine: l’uomo era stato operato al cuore all’ospedale San Bortolo di Vicenza due anni fa per la sostituzione di una valvola cardiaca ma quello che avrebbe dovuto essere un intervento di routine privo di rischi si è rivelato una trappola letale. Come spiegato dal Corriere della Sera, infatti, in sala operatoria il medico è stato infettato da un batterio pericolosissimo, il mycobacterium chimaera, annidato nel macchinario per il riscaldamento del sangue, usato nel corso delle procedure di circolazione extra corporea e prodotto dalla ditta Liva Nova del gruppo Sorin.

La sorte capitata al dottor Demo però non è stata isolata: altri cinque pazienti, infatti, erano morti a causa dello stesso batterio, estremamente insidioso perché ha un tempo di incubazione che va da uno a cinque anni, causando febbre e deperimento fisico apparentemente slegati a cause definite, che però portano in un caso su due al decesso. La scoperta del "batterio killer" in un macchinario medicale ha sollevato un allarme: sarà infatti necessario effettuare una  ricognizione retrospettiva per conoscere tutti quelli che sono entrati in contatto con l'apparecchio (tra il 2010 e il 2018, ha ordinato il ministero della Salute), che è utilizzato in tutto il mondo: la Liva Nova, peraltro, già nel 2015 avvertì di procedere a una bonifica accurata dei macchinari, senza tuttavia ritirarlo dal mercato.

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