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Utero in affitto, Corte di Strasburgo: “Riconoscere la madre non biologica”

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha espresso un’opinione non vincolante affermando che nei casi di gestazione per ‘conto terzi’, gli Stati devono riconoscere legalmente, in nome dell’interesse del bambino, il legame genitore-figlio con la madre intenzionale, ovvero quella non biologica.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte di Strasburgo, rispondendo a una sollecitazione della Corte di Cassazione francese, ha stabilito che nei casi di gestazione per ‘conto terzi', gli Stati devono riconoscere legalmente, in nome dell'interesse del bambino, il legame genitore-figlio con la madre intenzionale, ovvero quella non biologica, indicata come ‘madre legale' nei certificati di nascita di altri Paesi. Qualora la legislazione del Paese europeo non consentisse il riconoscimento diretto, la corte di Strasburgo suggerisce altre strade come l’adozione. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo afferma che il mancato riconoscimento legale di un legame tra il minore nato all'estero dalla gestazione per altri e la madre intenzionale, quindi non biologica, ha conseguenze su diversi aspetti del diritto al rispetto della vita privata del minore. Malgrado i giudici abbiano riconosciuto  che altre considerazioni possono pesare sfavorevolmente su questo riconoscimento, al contempo hanno osservato che il miglior interesse del minore richiede anche l'identificazione legale delle persone responsabili per la sua crescita e il suo benessere.

La sentenza della Corte di Strasburgo  muove da una vicenda che sta ancora impegnando la magistratura francese. Un uomo e una donna hanno infatti chiesto di essere registrati come genitori di due bambini nati con la gestazione surrogata portata avanti da un’altra donna negli Stati Uniti. Lo Stato francese ha finora regolarizzato solo la posizione del padre, in quanto genitore biologico, ma non quella della moglie, sprovvista di legami biologici coi bambini. Al cospetto della mancata registrazione i coniugi si erano rivolti alla magistratura, arrivando fino alla Corte di Cassazione che ha investito i giudici di Strasburgo che si sono avvalsi per la prima volta dell’istituto dell’opinione non vincolante.

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