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Tutor inadeguati e licei impreparati: cosa non funziona nell’alternanza scuola-lavoro

L’alternanza scuola-lavoro è un sistema che funziona solo a metà, secondo quanto emerge dall’indagine svolta dalla Rete degli Studenti Medi. Uno studente su due valuta positivamente il suo percorso. L’alternanza va meglio negli istituti tecnici e professionali che nei licei.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’approvazione della Buona Scuola, la legge che ha riformato l’istruzione in Italia, ha portato con sé alcune novità: una di queste è l’introduzione obbligatoria dell’alternanza scuola-lavoro. Ovvero, è stato reso obbligatorio per gli studenti del terzo, quarto e quinto anno del ciclo di scuole superiori, un periodo di affiancamento al lavoro nelle aziende. In sostanza, si alterna un periodo di formazione teorica in classe a una esperienza pratica in azienda. Queste attività aggiuntive rispetto alla didattica classica possono essere svolte sia durante l’anno scolastico, nell’orario di lezioni o nel pomeriggio, sia nei periodi di vacanza. I soggetti che possono ospitare gli studenti per l’alternanza sono imprese, aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, ordini professionali e istituzioni.

Il problema dei costi dell’alternanza scuola-lavoro

Uno dei problemi denunciati dagli studenti che hanno preso parte all’alternanza è quello dei costi. Per loro, infatti, spesso aderire a queste attività comporta delle spese, soprattutto relative ai trasporti. Un’indagine presentata dalla Rete degli studenti medi mostra come sul fronte assicurativo gli studenti che devono sostenere costi sono solo il 3,7% del totale, mentre per gli altri i costi sono coperti dall’accordo tra Miur e Inail.

Il problema riguarda invece i costi da sostenere per raggiungere le strutture ospitanti, secondo quanto emerso dal rapporto. “A sostenere le spese è il 32,3% degli studenti intervistati e per un costo medio di 72 euro”.

L’indagine della Rete degli Studenti Medi

La Rete degli Studenti Medi ha somministrato più di 4mila questionari agli studenti di tutta Italia per cercare di capire come fosse andato, per loro, il primo anno di alternanza scuola lavoro. La Rete degli Studenti Medi è un’associazione studentesca di stampo sindacale presente in tutta Italia.

Il giudizio degli studenti

Secondo quanto emerge dall’indagine, uno studente su due valuta il proprio percorso di alternanza come positivo, corrente con il proprio percorso di studi, utile alla formazione e anche all’orientamento al lavoro. Al contrario, uno studente su tre lo ritiene pesantemente negativo, poco formativo e per nulla coerente. La valutazione della Rete degli Studenti Medi è che il sistema funziona ma va sicuramente migliorato, motivo per cui il rapporto parla di alternanza “rimandata a settembre”.

Meglio negli istituti tecnici che nei licei

Nel rapporto si divide il campione in due gruppi. Il primo composto sostanzialmente da studenti di istituti tecnici e professionali; il secondo di cui fanno parte soprattutto studenti liceali. Gli studenti degli istituti tecnici e professionali valutano in maniera sufficiente o buona l’alternanza e la loro esperienza personale. Quello che ipotizza chi ha realizzato il report è che si può immaginare che tra gli studenti che hanno dato giudizio positivo, essendo molti provenienti da istituti tecnici e professionali, ci siano coloro che sono iscritti a “scuole con percorsi di alternanza attivi già prima della riforma”. Molto più critici sono invece, mediamente, gli studenti dei licei.

L’alternanza svolta al di fuori dell’orario scolastico

Dal report emerge anche un altro elemento: gli studenti degli istituti tecnici e professionali hanno svolto gran parte dell’alternanza all’interno dell’orario curricolare. Mentre gli studenti liceali si sono trovati molto più spesso a fare alternanza in orari extra-scolastici o in periodi di vacanza. In generale, comunque, uno studente su due svolge l’alternanza “fuori dall’orario scolastico, dovendo rinunciare ad altre attività”. Solo il 16,1% degli intervistati pratica l’alternanza interamente all’interno dell’orario scolastico, mentre lo fa in buona parte il 14,3% del campione.  Il 74,6% degli studenti che fa alternanza completamente al di fuori dell’orario scolastico viene dai licei, "dove sono rari i casi di alternanza precedenti alla legge".

I tutor scolastici e i tutor in azienda

Una delle incognite che si trovano davanti gli studenti è la preparazione dei docenti nella gestione dei percorsi di alternanza. Per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, nel 69% dei casi i docenti che li seguono sono preparati, contro il 31% dei liceali. In generale, il 45% degli intervistati ha un tutor scolastico con competenze specifiche, il 41% insegnanti scelti casualmente e il 5% è senza tutor scolastico. La maggior parte degli studenti che non è stata seguita dai tutor proviene dal liceo.

Secondo l’indagine della Rete degli Studenti Medi, uno studente su due è stato seguito in maniera adeguata dalla scuola, ma solo uno su quattro è stato seguito in maniera adeguata dal soggetto ospitante. Emerge, inoltre, che “il mondo del lavoro – pubblico e privato – ha forti difficoltà a formare non tanto gli studenti in alternanza, quanto in primis i propri lavoratori: solo il 25% degli studenti è stato seguito da un dipendente con delega specifica, mentre il 33% è stato seguito da un tutor aziendale con altre mansioni”.

L'attinenza dell'alternanza con i percorsi degli studenti

Quasi uno studente su due sostiene che il suo percorso “non sia stato tarato sui proprio interessi e capacità”, soprattutto tra gli studenti del liceo. Solo il 27% degli studenti intervistati ritiene il proprio percorso inerente alle sue attitudini e capace di rispondere ai bisogni. A farlo sono soprattutto gli studenti degli istituti tecnici (34,5%) e degli istituti professionali (45,7%).

In conclusione, secondo l’indagine svolta dalla Rete degli Studenti Medi, il 53,8% degli studenti “vive nella giusta maniera il percorso di alternanza, come un’esperienza formativa che può anche aprire strade ma assolutamente non condizionante. Questo conferma il fatto che da parte degli studenti ci sia un’idea che spesso non ritroviamo nella discussione politica per cui l’alternanza non debba essere strumento per incentivare l’occupazione bensì l’occupabilità futura”.

Secondo la Rete degli Studenti Medi, quindi, “lo studente deve essere il beneficiario di interventi per l’occupabilità che siano progettati in modo tale da facilitare la sua transizioni dal percorso di istruzione al mondo del lavoro”. Sono solo il 18,7% gli studenti che dopo il percorso di alternanza sarebbero disponibili a una diretta entrata nel mondo del lavoro, contro un 27,6% che eviterebbe di cercare lavoro dove ha svolto l’alternanza.

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