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Opinioni

Tra cyber utopia e prime grane interne, Grillo è al 20%

Uno conta uno, abolire il reato di vilipendio al Capo dello Stato, superare i partiti: cronaca semi – seria delle ultime scorribande di Beppe Grillo. Intanto il Movimento 5 Stelle vola al 20% nei sondaggi…
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Ogni tanto converrebbe partire dai dati, non fosse altro che per avere un'idea chiara di ciò di cui stiamo parlando. Ebbene, gli ultimi sondaggi (in particolare quello Ipsos per ballarò) parlano di un Movimento 5 Stelle al 20% su scala nazionale. Un risultato che collocherebbe la "creatura" di Beppe Grillo come secondo partito, con il PD al 25% e quel che resta del Popolo della Libertà al 17% (con i voti dimezzati rispetto alla precedente consultazione). Solo per avere un'idea minima di ciò di cui parliamo (e di quanto sia assurdo continuare a considerare il M5S come il reflusso di una certa antipolitica montante), converrà ricordare che il tanto citato Fronte dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini non andò mai oltre il 5,3% dei voti; un'esperienza che si risolse nel giro di qualche anno e che comunque è "passata alla storia", modificando finanche il lessico della politica.

E' davvero il tramonto dei partiti tradizionali? – Pur non volendo ritornare sul fin troppo abusato problema della "provenienza" dei voti del Movimento, è comunque abbastanza evidente che un simile risultato non può essere ricondotto ad una "temporanea deriva emozionale". E se la crisi della politica tradizionale, con l'insostenibile indecenza di tutta una serie di comportamenti di parlamentari, amministratori e dirigenti di partito, sembra essere l'ambiente ideale per la proliferazione dei "germi della contestazione qualunquista, populista", allo stesso tempo va riconosciuto il carattere "radicalmente innovativo" dell'esperimento di Beppe Grillo. Che parte dall'utilizzo della Rete, non c'è dubbio, ma trova terreno fertile nell'incapacità dei partiti tradizionali nel mediare istanze, rappresentare i territori e presentarsi in maniera credibile agli elettori.

I limiti della cyber – utopia a 5 stelle – L'approccio, l'utilizzo e la dedizione alla Rete sottolineano però allo stesso tempo il nodo gordiano della politica "moderna". Perché l'entusiasmo e la fiducia cieca e (quasi) incondizionata che pervadono le armate grilline non rendono conto della complessità di un discorso che chiama in causa anche la concezione del rapporto fra politica, istituzioni e cittadini. Nell'invitarvi a leggere il post di Fabio Chiusi sul tema, vi citiamo alcuni estratti che reputiamo particolarmente significativi:

Uno degli argomenti dei sostenitori dell’eliminazione dei partiti è che non servano più perché sostituibili grazie all’auto-organizzazione dei cittadini tramite Internet [ma, citando Bobbio ndr] "l’ipotesi che la futura computer-crazia, com’è stata chiamata, consenta l’esercizio della democrazia diretta, cioè dia a ogni cittadino la possibilità di trasmettere il proprio voto a un cervello elettronico, è puerile. L’eccesso di partecipazione, che produce il fenomeno che Dahrendorf ha chiamato, deprecandolo, del cittadino totale, può avere per effetto la sazietà della politica e l’aumento dell’apatia elettorale.  Il prezzo che si deve pagare per l’impegno di pochi è spesso l’indifferenza di molti. Nulla rischia di uccidere la democrazia più che l’eccesso di democrazia.

Sia chiaro, nessuno intende sminuire il valore, diremmo quasi l'essenzialità, dell'allargamento degli spazi della partecipazione, dell'ampliamento della capacità di incidenza concreta dei cittadini attraverso la tecnologia, della possibilità di accedere direttamente ad un volume enorme di informazioni e via discorrendo, ma il discorso sull'utilità dei partiti tradizionali resta di estrema importanza. E conseguentemente sui limiti della cyber – utopia. Prima di tutto dal punto di vista "ideologico", dal momento che, anche nel modestissimo parere di chi scrive, il superamento della democrazia rappresentativa passa solo in parte attraverso la "santificazione della democrazia diretta via web" (per una serie di ragioni sulle quali ritorneremo in futuro), ma investe anche il "livello di consapevolezza e maturazione" in primo luogo dei cittadini. In secondo luogo anche da un punto di vista, per così dire "organizzativo" e strutturale. Come ci raccontava Enrico de Angelis, ad esempio uno dei limiti della cosiddetta primavera araba, infatti:

risiede nell’inganno di poter fare una rivoluzione “senza organizzazione”: una concezione nuova della politica che mette al centro social media, internet, e un nuovo tipo di attivismo. Certo una sorta di organizzazione c’è, ma è fatta di legami deboli, flessibili, nuove forme di aggregazione e di comunità. Un’organizzazione a tempo di Twitter. Uso Twitter, quindi esisto politicamente. Uso Facebook, quindi sto organizzando. E così via.

E che dal riflusso di tale carica emozionale e partecipativa possa generarsi un vuoto è cosa che dovremmo cominciare a considerare, per non aprire il campo ad una ben peggiore deriva reazionaria. Ma soprattutto per non disperdere la grande energia che il Movimento ha liberato e di cui interpreta legittimamente aspirazioni, desideri e speranze.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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