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Tentata strage di Macerata: Luca Traini risarcirà le vittime

Il neofascista, pur non dichiarandosi pentito, avrebbe intenzione di risarcire o indennizzare i sei migranti ai quali sparò il 3 febbraio.
A cura di Davide Falcioni
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Luca Traini sarebbe disposto a risarcire, o quanto meno indennizzare, i migranti che ha ferito il 3 febbraio scorso a Macerata, quando il neofascista di Tolentino aprì il fuoco dalla sua auto sparando alle persone di colore che incontrava lungo le strade della città marchigiana. Il 28enne quel giorno fu protagonista di due ore di puro terrore, seminò il panico in città e soprattutto ferì sei persone; per questo Traini è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e danneggiamento, reati aggravati dall’odio razziale. Per il militante di estrema destra è stato fissato il giudizio direttissimo il 9 maggio, davanti alla corte d’assise di Macerata, "ma per quel giorno – ha dichiarato l’avvocato Giancarlo Giulianelli – vorrei provare a risarcire, o meglio indennizzare, le persone offese dalla sua sparatoria. Alcuni li ho già contattati, con altri lo sto facendo, provando a trovare un accordo. Traini aveva da parte qualcosa con cui possiamo provare a dare un qualche ristoro a chi è rimasto coinvolto in quel raid".

La mattina del 3 febbraio Luca Traini uscì dalla sua casa di Tolentino con in mano una pistola Glock calibro 9×21, intenzionato a "vendicare" la morte della giovane Pamela Mastropietro nel modo più folle e illogico: sparando ai migranti che avrebbe incontrato per strada. Riuscì a ferirne sei, fortunatamente in modo non grave, mentre un altro si salvò per pochissimo e altri ancora – raggiunti di striscio dai proiettili – non si fecero neppure soccorrere e fecero perdere le loro tracce travolti dalla paura. Tra le persone danneggiate da Traini ci furono inoltre i titolari di bar, negozi e di una pasticceria sulle cui vetrine vennero scaricati uno o due proiettili. Per finire il neofascista esplose dei colpi anche contro la sede del Pd.

Il tentativo di indennizzare le vittime non andrebbe interpretato come un pentimento da parte di Traini: il neofascista, infatti, ha sempre rivendicato il gesto, giustificandolo come "necessario": "Ho fatto quello che andava fatto", disse ai carabinieri che lo fermarono sotto il monumento ai caduti di Macerata, mentre indossava una bandiera italiana sulle spalle e faceva il saluto romano. Solo nei confronti di una ragazza  nigeriana Traini si è detto rammaricato. La sua sarebbe stata una reazione dopo il feroce omicidio della diciottenne romana Pamela Mastropietro, avvenuto pochi giorni prima.

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