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Strage via d’Amelio, processo per 3 poliziotti. Fiammetta Borsellino: “Chi sa parli”

Rinviati a giudizio per calunnia aggravata i poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Secondo l’accusa avrebbero creato ad hoc pentiti e suggerito una falsa ricostruzione.
A cura di Susanna Picone
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Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, i tre poliziotti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via d'Amelio, sono stati rinviati a giudizio. La prima udienza del processo, davanti al tribunale collegiale, è stata fissata per il 5 novembre. A deciderlo il giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta Graziella Luparello che ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore Amedeo Bertone e dal Pm Stefano Luciani. I tre agenti imputati sono accusati di calunnia in concorso con l'aggravante di aver agevolato con la loro condotta Cosa nostra. Secondo la procura nissena, i tre avrebbero manovrato le dichiarazioni rese dal falso pentito Vincenzo Scarantino, costringendolo a fare nomi e cognomi di persone innocenti in merito all'attentato in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. I tre indagati facevano parte del pool investigativo che indagò sulle stragi mafiose del '92 di via D'Amelio e di Capaci. Avrebbero costruito a tavolino “falsi pentiti” come Scarantino e, anche con minacce,  li avrebbero indotti a mentire e a incolpare persone innocenti.

Il commento di Fiammetta Borsellino – “La verità si saprà soltanto se chi sa parlerà e uscirà dall'omertà”, con queste parole Fiammetta Borsellino, la figlia del magistrato ucciso in via D'Amelio, ha commentato la decisione del gip di Caltanissetta di rinviare a giudizio i tre poliziotti implicati nel depistaggio delle indagini sull'attentato al padre. Fiammetta e i suoi due fratelli si sono costituiti parte civile nell'udienza preliminare appena conclusa. “La verità verrà fuori solo se loro parlano e rompono questo muro di omertà. Questo è un inizio, nella consapevolezza che ci sono grossi pezzi dello Stato implicati in questa vicenda. Lo stesso Pm Stefano Luciani lo ha ribadito, scandalizzato, chiedendosi come queste persone ricoprano ancora incarichi e non siano state sospese dal servizio. Gli illeciti sono evidenti”, ha detto Fiammetta Borsellino chiedendosi anche come è possibile che i magistrati non si siano accorti di quello che stava accadendo. “Le tesi investigative proposte sono state accettate da schiere di magistrati, sia giudicanti che inquirenti. Questi ultimi, peraltro, avendo il coordinamento delle indagini, avrebbero dovuto coordinare e controllare il lavoro delle forze dell'ordine. Non si capisce come mai non si siano accorti di nulla”, ha continuato la figlia del giudice Borsellino facendo riferimento ai magistrati che presero per buona la ricostruzione dell'eccidio poi rivelatasi falsa.

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