Italia significa cibo: i turisti vengono nel nostro Paese per la cucina, non per i musei

Di motivi per venire in Italia ce ne sono tanti. Non a caso, il nostro Paese è una meta gettonatissima per turisti provenienti da ogni parte del mondo: la scelgono perché qui sanno di trovare qualcosa di speciale e unico. L'offerta accontenta davvero tutti i tipi di viaggiatori: ci sono spiagge da sogno per i fan irriducibili della vacanza al mare, ci sono luoghi dalla storia millenaria per chi punta a un tour più culturale, ci sono tante possibilità di divertimento e di incontro per le persone più socievoli e inclini a fare festa. Ma più di tutto, ad attrarre i turisti stranieri è il panorama enogastronomico che offre l'Italia. A portare qui tedeschi, austriaci, statunitensi e chi più ne ha più ne metta è soprattutto la cucina italiana a cui va il merito di essere il fattore che condiziona gli spostamenti e orienta le scelte. È quanto emerge dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano curato da Roberta Garibaldi.
Perché i turisti stranieri scelgono l'Italia
Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano dal 2016 analizza questo specifico segmento del turismo nazionale. La nuova edizione, curata da Roberta Garibaldi, è stata presentata al Bto-Be Travel Onlife di Firenze. Dai dati emerge quanto la cucina sia decisiva nelle scelte degli stranieri che puntano sull'Italia: la scelgono proprio perché attratti da ciò che troveranno in tavola, dai suoi prodotti tipici. Le percentuali parlano chiaro: la quota di turisti che ha viaggiato per l'enogastronomia varia dal 60% in Regno Unito al 74% in Francia. L'Italia, nello specifico, è associata a "cibo e vino" per il 55% dei tedeschi e degli svizzeri/austriaci e per il 54% degli statunitensi; solo tra i francesi prevale l'interesse per i monumenti storici.
Le regioni più attrattive per i turisti internazionali sono Toscana, Sicilia, Sardegna e Puglia. Tra le destinazioni enoturistiche, invece, spiccano la regione del Chianti (fino al 41% degli USA) e l'area dell'Etna (fino al 40% della Francia); a seguire troviamo Montepulciano, Montalcino, Bolgheri, Cinque Terree Food Valley dell'Emilia-Romagna.
C'è chi si fa consigliare da amici e parenti, chi si affida alle recensioni online, chi sfrutta l'Intelligenza Artificiale: il 21% dei turisti americani e il 18% dei francesi pianificano il proprio viaggio così. Ma in comune per tutti c'è la ricerca di posti dove mangiare bene, possibilmente spendendo anche poco. Tra le esperienze gastronomiche prevalgono i ristoranti locali, ma anche gli etnici, seguiti da cantine, caseifici e birrifici. Ma c'è un prodotto che in futuro potrebbe rivelarsi un altro ago della bilancia: si tratta dell'olio. I dati, infatti, dimostrano un crescente interesse per l'oleoturismo, con esperienze come le cene negli uliveti che attirano sempre più interesse (oltre 50% in tutti i mercati).
Ma in Italia stare a tavola non significa solo assaggiare delle pietanze, gustare dei piatti: è un'esperienza di convivialità. Chi viene da fuori, è molto attratto da questo modo di concepire il momento del pasto e cerca proprio questo: di entrare in relazione più profonda col posto e con la sua gente, attraverso le sue tradizioni culinarie. Non si tratta solo di stimolare il gusto, ma di fare un'esperienza completa più ampia, di connessione intima con ciò che c'è intorno, con la comunità. Va da sé, che secondo questo trend ci sarà sempre più bisogno di figure specifiche capaci di inserirsi in questo settore così fiorente: le professioni del futuro sono l'hospitality manager, il consulente per il turismo enogastronomico, il product manager per il turismo enogastronomico, il curatore di esperienze enogastronomiche.