Valentina Ferragni: “È difficile emergere come individuo all’ombra di un parente di successo”

Quello che vediamo sui social è realmente rappresentativo di ciò che siamo, di ciò che facciamo, di quello che viviamo giorno dopo giorno? Impostare il proprio giudizio (o pregiudizio) unicamente sulle apparenze e su ciò che accuratamente si sceglie di mostrare online, rischia di distorcere completamente la realtà. Vale quando ci sembra di vedere visi e corpi perfetti ovunque, vale quando ci sembra che le vite altrui siano scintillanti e senza ombre. È ovviamente una narrazione parziale e filtrata, ma i confini si sono talmente assottigliati che razionalizzare è diventato difficile, si è fatto labile il confine tra online e offline. Oltre le foto e i post, ci sono persone in carne e ossa, vite più complesse di ciò che sembrano. Ecco perché, quando ha pensato a un podcast, Valentina Ferragni ha scelto di intitolarlo proprio "Storie oltre le Stories": puntate in cui racconta e si racconta andando oltre filtri e apparenze. Nel suo caso, andando anche oltre il cognome, oltre lo stereotipo della "sorella di", come se il suo successo fosse solo il riflesso di quello di un'altra persona e non ci fosse la sua individualità. A Fanpage.it ha spiegato quanto queste parole l'abbiano ferita in passato, quanto tempo sia servito per affermarsi come Valentina e staccarsi (mai del tutto) dall'essere "la sorella di Chiara Ferragni".
Come è nata questa nuova avventura del podcast?
L'idea di farlo risale a circa dopo le vacanze estive dell'anno scorso, quindi 2024. Perché volevo un luogo dove fosse totalmente mio, dove potermi raccontare a 360 gradi. Ma volevo anche poter raccontare altre storie, quelle delle persone che hanno deciso di partecipare alla prima stagione di "Storie oltre le Stories": senza aver paura dei giudizi delle persone, senza aver paura di non essere capiti. Lavoro in questo ambiente da tanti anni, sono sui social da quando facevo l'università, quindi un po di anni fa! E devo dire che purtroppo le persone hanno tante volte delle idee molto diverse da quello che siamo. Hanno un'idea e non hanno tanto più voglia di ascoltare. Si fanno molti pregiudizi su una persona. Io invece volevo che le persone ritornassero indietro e ascoltassero quella che sono io e quello che sono le persone che vengono a raccontarsi, senza quel pregiudizio iniziale.

Chi hai scelto come prima ospite?
Con Cecilia Rodriguez abbiamo parlato di un tema che sta a cuore a entrambe: quant'è difficile fare emergere la propria individualità nell'ombra di un parente di successo, perché entrambe siamo "sorelle di", abbiamo iniziato il nostro cammino come "sorelle di". Le persone hanno sempre da dire su questo, di me lo dicono da anni, lo diranno per tutta la vita probabilmente che sono la "sorella di" e va benissimo. Sono diventata quella che sono anche grazie a mia sorella, ma voglio raccontare che cosa c'è oltre a questo. Ci sono oneri e onori nell'avere un cognome importante. Oggi ci siamo entrambe emancipate e penso che le persone riconoscano me come Valentina e lei Cecilia, quindi non più solo "sorelle di".

Quali sono i giudizi e i pregiudizi che ti sei maggiormente sentita addosso nel corso della tua carriera e nel percorso di emancipazione: dall'essere sorella di Chiara Ferragni all'essere Valentina Ferragni?
È un mondo dove sicuramente è stato più facile entrare, ma dove è anche più difficile rimanere. Essere il primo a fare qualcosa significa avere magari all'inizio un po' più di difficoltà, ma poi non hai nessuno davanti che ti guarda. Invece essere il secondo è sempre un po' più difficile, perché devi dimostrare di essere un qualcosa di più. Io voglio non essere simpatica perché sono Valentina Ferragni, non perché sono sorella di Chiara. Datemi l'opportunità di non esservi simpatica, ma indipendentemente da questo. Poi giudizi e pregiudizi ci sono sempre. Mi è capitato qualche mese fa di postare una foto di quando mi sono laureata nel 2015 e le persone mi hanno scritto che mi sono laureata solo grazie a mia sorella. Va bene tutto, va bene dire che sto sui social grazie a mia sorella, ma insomma: la laurea ce l'ho fatta a prenderla da sola!

Tra l'altro nel podcast intervisti proprio le tue sorelle. Ci sono sia Chiara e sia Francesca…
Sì, ho voluto fare una puntata speciale con entrambe: volevo un racconto che parlasse veramente di come siamo noi, una chiacchierata, come se le persone che la guardano fossero sedute accanto a noi. Volevo che vedessero effettivamente il legame che c'è tra di noi, che scoprissero noi tre come sorelle, ma anche come individui completamente diversi. Per me è bello vedere che tutte e tre abbiamo un'identità e idee totalmente diverse. Abbiamo raccontato, ad esempio, di come eravamo quando eravamo bambine, che è una cosa che mi affascina tanto: in fondo tutti i traumi che ci portiamo quando siamo adulti, sono quelli di quando eravamo bambini. Io sono la più piccola di tre sorelle e quindi mi porto un po' il fatto di dire: voglio essere ascoltata. Essendo la terza, le mie sorelle sono state sempre più "rumorose" di me. La più difficile da intervistare è stata Chiara: era un fiume in piena, non smetteva di parlare e non riuscivo a fermarla. E invece mia sorella Francesca si è confermata la cinica della famiglia: è quella che ti dice poche cose, ma quelle che ti dice ti tagliano.

Oltre alla carriera sui social porti avanti anche il tuo percorso da imprenditrice. Quali difficoltà e pregiudizi hai incontrato su questa strada?
La prima sfida, che per me è stata molto difficile da raccontare sui social, è che abbiamo deciso di fare tutti i prodotti al 100% made in Italy e quindi utilizzando l'artigianalità italiana dei produttori di Arezzo. Fare dei prodotti totalmente italiani significa avere costi più elevati ed è stata una sfida molto difficile, perché le persone non riuscivano a capire e non riescono ad oggi tante volte a capire il perché di quel prezzo finale.

Ricordo che è stato un argomento di discussione il fatto che tu abbia cominciato una relazione con una persona più giovane di te. Ma è ancora un tabù il fatto che in una coppia l'uomo abbia qualche anno in meno?
Sì c'è ancora ed ero un po' spaventata dai giudizi che potessero dare le persone. Non le persone vicino a me: famiglia e amici erano tutti contenti, ma le persone sui social avevo paura che potessero prendere male al cosa. Ma non immaginavo così tanto come è stato. E devo dire che c'è tantissima cattiveria. Tutte le volte che metto una foto con lui c'è sempre la battutina. Ognuno è la persona che è in base alle esperienze che ha fatto, a quello che ha vissuto, ai valori che ha ricevuto in famiglia e basta. Voglio una persona che abbia voglia di mordere la vita, che ha voglia di fare, che ha voglia di conoscere, di scoprire. E per me quello fa tutto. Per me non è chi porta a casa lo stipendio più alto.

Come sei cambiata nelle relazioni di coppia, come sei diventata quella che sei oggi?
Ci sono arrivata con tanta sofferenza. Sono una persona che crede tantissimo nell'amore, anche se non l'ha vissuto, perché i miei genitori si sono lasciati quando ero piccola e anche i miei nonni, quindi vivo in una famiglia di persone tutte separate, divorziate. Ho un po' questa dualità in me. Da una parte sono cinica, concreta nell'amore e faccio difficoltà a dire che sarà per tutta la vita. Dall'altra però lo cerco. Quindi ho sempre cercato relazioni durature. Io non sono una persona che molla, sono una persona molto combattiva in amore, forse fin troppo, perché alcune volte avrei dovuto probabilmente mollare prima e non l'ho fatto, perché ci credo troppo. Però ho imparato tantissimo a scegliere me stessa, a scegliere la mia felicità. Io voglio una persona accanto che mi faccia stare veramente bene e che io faccia stare veramente bene…anche se ha nove anni di meno! L'importante è secondo me avere uno stesso piano di vita. Ho 33 anni, quindi ovviamente il mio orologio biologico è diverso da quello di un ragazzo di 24 e questo ovviamente è stato argomento di discussione. Ne abbiamo parlato tranquillamente. Io so che fra qualche anno vorrò essere mamma, ma se tu non sei pronto io lo capisco, andiamo avanti quanto ci va. Ma siamo sulla stessa lunghezza d'onda lui mi ha risposto: quando tu sarai pronta io sarò pronto.

Un altro tema su cui ti sei molto esposta sui social è quello che riguarda il body shaming, che hai vissuto sulla tua pelle. Come affronti oggi e come affrontavi prima, i commenti degli haters?
Quando ero più piccola ovviamente ero molto più incline ad avere paura dei commenti delle persone. Se le persone mi dicevano di perdere qualche chilo, pensavo che facendolo sarei piaciuta di più. Poi ho imparato col tempo, anche grazie alle persone sane a me vicine, ho cercato di non fami cambiare da questi commenti. Ci saranno sempre: è la prima cosa che le persone possono criticare. Ci sta, fa parte del gioco. So che se posto una foto in costume avrà un sacco di commenti cattivi. Quindi la posto e poi non guardo più i commenti, perché non voglio che quella cosa mi faccia stare male. Non mi farebbero vivere quel momento bene. Invece ci sono alcune critiche che vanno benissimo, perché servono nel mio lavoro.

Chi è Valentina Ferragni oltre le Stories, quindi oltre il filtro, oltre il personaggio, oltre il cognome?
Sono una ragazza di 32 anni che ha vissuto una vita piena di bellissime opportunità, bellissime possibilità, che ha voglia sempre di scoprirsi e riscoprirsi. Mi piace fare cose diverse, mi piace non avere solo un'identità, perché penso che la cosa bella della nostra generazione è che non ti identifichi più solo in una cosa: per me questo è bellissimo, il fatto di poter cambiare e ricambiare quante volte vuoi. È la cosa bella della nostra generazione: nel bene o nel male la cosa positiva che abbiamo è che ognuno di noi può, se ha voglia e se ha coraggio, cambiare ed essere qualcosa di diverso. Io voglio solo raccontarmi e dare modo alle persone di ascoltare quella che sono.