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L’inchiesta shock sulle fabbriche Shein: 4 centesimi a capo e turni da 18 ore

Dipendenti costrette a lavarsi i capelli in pausa pranzo e a cucire 500 capi al giorno con punizioni per chi sbaglia: le telecamere di Channel 4 hanno documentato ritmi di lavoro insostenibili per creare i famosi vestiti a basso prezzo di Shein.
A cura di Beatrice Manca
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foto di archivio
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Una nuova inchiesta denuncia le preoccupanti condizioni dei dipendenti delle fabbriche di Shein in Cina. Il colosso dell'ultra fast fashion era già nel mirino degli attivisti che denunciavano ritmi di lavoro insostenibili, fabbriche precarie e una produzione con costi ambientali altissimi. L'emittente televisiva Channel 4 ha confermato i peggiori sospetti grazie a giornalisti sotto copertura, infiltrati nei capannoni dove vengono prodotti i vestiti rivenduti a prezzi dollari in tutto il mondo: turni di diciotto ore, un solo giorno di riposo al mese e punizioni per gli errori.

L'inchiesta "Inside the Shein Machine" di Channel 4

L'inchiesta Untold: Inside the Shein Machine condotta da Iman Amrani porta le telecamere nascoste all'interno di due fabbriche a Guangzhou: in una, denuncia Channel 4, i lavoratori ricevono uno stipendio mensile di 4000 yuan – circa 550 euro – e sono costretti a produrre 500 capi al giorno. Non solo: la paga viene trattenuta ai lavoratori durante il primo mese di lavoro. In un'altra fabbrica le condizioni non sono migliori: i dipendenti ricevono l'equivalente di 4 centesimi a capo. Nelle fabbriche i turni di lavoro arrivano fino a diciotto ore al giorno, con un solo giorno di riposo al mese. Le ore di lavoro sono così lunghe che molte dipendenti sono costrette a lavarsi i capelli in pausa pranzo, non avendo sufficiente tempo per riposarsi tra un turno e l'altro.

I pericoli dell'ultra fast fashion di Shein

Il prezzo così basso degli abiti di Shein avrebbe dovuto già mettere i consumatori in allarme: dietro non ci sono solo materiali scadenti e sostanze chimiche, ma una forza lavoro pagata poco e male, con turni che violano palesemente le leggi cinesi. Ogni errore dei dipendenti viene "tassato" sottraendo due terzi del già misero salario giornaliero.

L'impatto del fast fashion sul pianeta è noto: inquinamento, consumo d'acqua, sversamento di sostanze chimiche e condizioni di lavoro inique, specialmente per le donne e per i bambini. Shein ha portato il fast fashion a un nuovo livello, proponendo migliaia di nuovi stili ogni giorno e producendo una mole di capi che supera di gran lunga quelle dei rivali Zara e H&M sommate insieme. Tra le accuse mosse al brand c'è anche quella di plagio dei piccoli brand indipendenti che vedono i propri capi sistematicamente copiati e rivenduti a prezzi nettamente più bassi. Accusa indirettamente confermata nel documentario.

La risposta di Shein alle accuse

Shein non possiede né gestisce nessuna delle fabbriche dove vengono prodotti i capi: il colosso cinese ha risposto all'inchiesta di Channel 4 dichiarandosi "estremamente preoccupato" per le affermazioni che violerebbero il Codice di condotta concordato da ogni fornitore di Shein. "Qualsiasi non conformità a questo codice viene gestita rapidamente e porremo fine alle collaborazioni che non soddisfano i nostri standard. Gli standard Shein's Responsible Sourcing vincolano i nostri fornitori a un codice di condotta basato sulle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro e sulle leggi e normative locali, comprese le pratiche di lavoro e le condizioni di lavoro".

Shein ha anche annunciato controlli a sorpresa per verificare le reali condizioni di lavoro: "Collaboriamo con le principali agenzie indipendenti per condurre audit senza preavviso presso le strutture dei fornitori".

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